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DON BAGET BOZZO: CARD. BAGNASCO ALLE ESEQUIE, «SCRITTORE FECONDO E NON BANALE»

“Siamo qui per il suffragio cristiano per l’anima di don Gianni Baget Bozzo, sacerdote della nostra Diocesi. Ordinato nel 1967, a 42 anni, dal Card. Giuseppe Siri che fu suo insegnante di Religione al Liceo Doria, ricoprì subito incarichi di fiducia, come la direzione della rivista teologica ‘Renovatio’, del Quadrivium, centro di attività culturali, la cattedra di teologia dogmatica nel nostro Seminario”: si è aperta così l’omelia nella messa esequiale di don Baget Bozzo, in corso questa mattina a Genova, pronunciata dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo della città e presidente della CEI. Alla presenza del presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, e di numerose autorità religiose e politiche, il card. Bagnasco ha subito rilevato che don Baget Bozzo è stato “scrittore fecondo e non banale” e che “fu termine di confronto per molti in Italia. Il Card. Siri ne riconobbe da sempre le doti di intelligenza e cultura. Ma anche di fede e preghiera”, ha aggiunto. “Ciò non gli impedì, purtroppo, – ha poi proseguito – di percorrere alcune strade in palese contrasto con la disciplina della Chiesa, fino a dolorosi provvedimenti che la grande e affettuosa paternità dell’Arcivescovo dovette assumere, e che prontamente cessarono appena vennero meno alcune oggettive circostanze”. Parlando dell’impegno politico di don Baget Bozzo, il card. Bagnasco ha aggiunto: “Spesso, recentemente, mi ha confidato il suo dolore per aver addolorato il suo Cardinale. Oggi, nella luce di Dio, tutto si chiarisce e si purifica”. L’omelia è proseguita toccando il “tema molto caro alla sua meditazione”, vale a dire “l’anima e la vita eterna”. “Richiamare queste verità della nostra fede è quanto mai necessario oggi, – ha detto il cardinale – poiché il secolarismo diffuso – che non necessariamente nega Dio – in modo subdolo spinge a vivere come se Dio non ci fosse e tutto si riducesse alla vita terrena. Come se l’esistenza fosse solo una rapida sequenza di giorni, un’ inarrestabile corsa verso il nulla. Come se la morte – come affermava Nietzsche – fosse la nostra ‘cupa compagna di viaggio’”. L’arcivescovo ha poi detto che “se l’uomo è effimero anche la società sarà inevitabilmente effimera. In sostanza, senza l’anima l’uomo è una ‘passione inutile’”. Concludendo, Bagnasco ha quindi affermato che “la fede invece – ma anche la ragionevolezza e l’esperienza universale – dicono che l’uomo è una grandezza incompiuta”, e quindi “la vita terrena non è un vagabondare rassegnato e mesto verso il vuoto, ma il pellegrinaggio serio e responsabile verso Dio che è Padre: nel suo grembo di verità deporremo le nostre azioni e i nostri pensieri”.Sir