Cari amici, la mia presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona; non lascia inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Lo ha detto, stamattina, nella sua visita alle popolazioni abruzzesi vittime del terremoto, Benedetto XVI, a Onna, uno dei centri più colpiti dal sisma. Certo, ha osservato il Papa, la risposta concreta del Signore passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo. Di qui l’incoraggiamento a tutti, istituzioni e imprese, affinché questa città e questa terra risorgano. Il Pontefice ha quindi ricordato che la sua presenza in questa terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, vuole esprimere nel modo più diretto la sua cordiale vicinanza: Vi sono stato accanto ha sottolineato – fin dal primo momento, fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto, seguendo con apprensione le notizie e condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso.Si potrebbe dire, cari amici, che vi trovate, in un certo modo, nello stato d’animo dei due discepoli di Emmaus, di cui parla l’evangelista Luca ha osservato Benedetto XVI, rivolgendosi alla popolazione di Onna -. Dopo l’evento tragico della croce, rientravano a casa delusi e amareggiati, per la ‘fine’ di Gesù; ma, lungo la strada, Egli si accostò e si mise a conversare con loro. Anche se non lo riconobbero con gli occhi, qualcosa si risvegliò nei loro cuori riaccendendo in loro quell’ardore e quella fiducia che l’esperienza del Calvario aveva spento. Non manca poi una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza. Attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. Secondo il Papa, è proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto: l’amore. L’amore rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perché l’Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato. E proprio con una preghiera per le vittime del terremoto Benedetto XVI ha concluso il suo discorso a Onna.Vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno. Con queste parole rivolte agli abitanti di Onna, Benedetto XVI ha ribadito la sua vicinanza alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto. La Chiesa tutta ha chiarito – è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede ha aggiunto – con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, e ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d’animo. C’è in voi una forza d’animo che suscita speranza. Sorvolando in elicottero i luoghi del sisma, Benedetto XVI ha potuto constatare l’entità dei danni causati dal terremoto: Mi rendo ben conto che, nonostante l’impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini.Sir