(L’Aquila) Dal giorno del sisma al Pronto Soccorso dell’Ospedale da Campo di San Salvatore a L’Aquila sono stati assistiti 1.426 pazienti grazie al lavoro di medici, infermieri e psicologi, tra cui molti aquilani, loro stessi sfollati. A guidare il SIR all’interno della struttura, allestita dietro l’Ospedale danneggiato dal terremoto, è Susanna Balducci, dirigente della Protezione Civile delle Marche, che segue la logistica del campo. Tre ore dopo il sisma spiega siamo stati contattati dalla Protezione Civile nazionale per aprire questo campo con il sostegno sanitario dei medici dell’associazione Ares. Siamo arrivati qui, alle 12, del martedì mattina quando l’Ospedale non era ancora stato evacuato e le ambulanze continuavano a portare i feriti. L’unità di Protezione Civile delle Marche è specializzata nell’organizzazione degli ospedali da campo. Per prima cosa dice Balducci abbiamo istallato il Pronto Soccorso e successivamente i vari reparti. Ad oggi sono state allestite 68 aree con ambulatori, centri di analisi, mense, bagni… Cerchiammo di fare qui tutto quello che è possibile ma per gli interventi più complessi ci appoggiamo ad altre strutture. Al campo è presente una sala operatoria utilizzata, però, solo per gli interventi salvavita, spiega la responsabile.I medici e gli infermieri aquilani dell’ospedale San Salvatore rientrati al lavoro hanno avuto due traumi: il lutto per la perdita delle persone care e quello per la perdita della casa. È chiaro che in una situazione come questa vi siano delle difficoltà ma la nostra opera è soddisfacente. Incontrato dal SIR a L’Aquila il direttore sanitario, Augusto Borzone, commenta così la situazione dell’Ospedale da campo allestito nella città. Dopo i primi giorni la direzione è stata, infatti, assunta dai vertici dell’Ospedale cittadino. La scorsa settimana si era ipotizzata la riapertura della parte agibile del vecchio Ospedale ma, come precisa il direttore sanitario, questa è solo un’ipotesi, al momento non abbiamo alcuna comunicazione. Ci incontreremo entro la prossima settimana con i vertici della Protezione Civile e della Giunta regionale per capire come procedere. Questa fase di passaggio sarà la più difficile perché nell’emergenza si tende a giustificare tutto ma dopo potrebbero sorgere maggiori problemi. La necessità di trovare una soluzione più stabile a quella attuale è sottolineata anche da Susanna Balducci, della Protezione Civile Marche: Chiaramente un campo con le tende non può durare più di due mesi quindi si dovranno studiare altre soluzioni più stabili come il posizionamento di moduli prefabbricati.Quando ho chiesto ai miei infermieri, tutti sfollati, di lavorare di più senza percepire lo straordinario, tutti hanno accettato senza problemi. Questo sottolinea il loro grande senso di appartenenza all’Ospedale e a L’Aquila. È la testimonianza resa al SIR da Stefano Stuard, direttore dell’unità di dialisi dell’Ospedale San Salvatore, uno dei centri dell’Ospedale da campo de L’Aquila. Da giovedì pomeriggio, tre giorni dopo il sisma spiega avevamo già attivato questa unità, ma fin dal primo momento nessuno dei nostri 90 pazienti ha saltato un solo ciclo di dialisi. Ad oggi il reparto segue 36 pazienti. Gli altri continua il medico sono stati tutti trasferiti in altre strutture in Italia ma in molti hanno già espresso il desiderio di tornare. Fin dal primo giorno abbiamo contattato tutti i nostri pazienti perché la dialisi è una terapia salvavita e non potevamo permettere che non la facessero. Siamo entrati così con i Vigili del Fuoco nella struttura per recuperare i recapiti dei pazienti.Sir