Nell’ebraismo e nel cattolicesimo c’è un fuoco che ci impedisce di fermarci e pensare solo a noi stessi. Ad ebrei e cattolici è stato affidato un compito universale: quello della testimonianza e del dialogo nella verità. Lo ha detto ieri sera a Roma mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della Cei, intervenuto alla presentazione del volume dei vaticanisti Aldo Maria Valli e Rodolfo Lorenzoni La tradizione tradita. La Chiesa, gli ebrei e il negazionismo (ed. Paoline), che si propone di spiegare le ragioni che hanno condotto Benedetto XVI a revocare la scomunica ai seguaci di mons. Lefebvre. Un gesto di misericordia verso le persone spiegano gli autori ispirato a quell’obiettivo dell’unità che il Papa in quanto pastore non può mai dimenticare. Richiamando al riguardo la lettera inviata lo scorso 10 marzo dal Pontefice ai vescovi della Chiesa cattolica, mons. Paglia ha osservato che essa rivela la passione affinché nessuno vada perduto. In questo consiste il ministero di un Papa, del quale questi dovrà rendere conto a Dio. Tuttavia, ha aggiunto il presule, la chiarificazione del gigantesco equivoco .Nella Chiesa ha osservato mons. Paglia, rammentando l’eliminazione dalla liturgia della formula pro perfidis Judaeis nel 1959 esiste la consapevolezza della crescita della propria fede: il Vangelo è sempre lo stesso, ma siamo noi che impariamo a meglio comprenderlo. Anche oggi, ha ammonito, occorre non fermarsi in superficie poiché l’acquisizione della fede non è un monolite ma richiede un continuo approfondimento. Nessun passo indietro nel dialogo dopo le polemiche delle scorse settimane, ha quindi assicurato il presule: il Papa andrà presto in Israele e tornerà in sinagoga per dimostrare che il cammino compiuto è irreversibile. Tuttavia le recenti turbolenze devono farci comprendere che l’amicizia non è galateo, bensì ciò che, solo, ci consente di rimanere saldi nella fede e nel rispetto reciproco, pur nelle differenze che occorre sottolineare con chiarezza. Accompagnata dall’onestà intellettuale, l’amicizia è canale privilegiato per il superamento dei pregiudizi e per l’autentico dialogo nella verità. Nell’invito di Benedetto XVI a ebrei e cattolici a ripercorrere insieme le Scritture – ha concluso mons. Paglia – vi è la dimostrazione degli inarrestabili progressi del dialogo teologico: non è un caso che nello scorso ottobre per la prima volta un rabbino abbia preso la parola ad un sinodo dei vescovi.Sir