A quasi dieci giorni dal terremoto ci sono tanti problemi ma il primo intervento è stato sicuramente valido. Commenta così al Sir la situazione di L’Aquila, don Dionisio Humberto Rodriguez direttore della Caritas diocesana. Lo incontriamo a Pettino dove, nei locali della parrocchia, è istallato il Centro di Coordinamento della Caritas, gestito dagli operatori di Caritas Nazionale e della Caritas locale. Qui si continua a lavorare per organizzare, con il contributo di volontari della parrocchia e di altre Caritas diocesane, il magazzino smistando e ordinando il materiale arrivato dalla rete Caritas e da privati. Dal giorno del sisma – racconta il direttore – ho perso i contatti anche con molti dei nostri volontari. Alcuni sono ospitati negli alberghi sulla costa mentre altri vivono nei campi ma non sono ancora riuscito ad andarli a trovare. Nel pomeriggio di oggi alcuni operatori della Caritas locale si sono recati nella sede, insieme con i vigili del fuoco, per cercare di recuperare il possibile. Da circa tre mesi avevamo iniziato un corso di formazione per operatori della Caritas – continua don Dionisio – per cercare di formare alcuni centri nella varie parrocchie, sarebbe finito lo scorso martedì ma purtroppo non è stato possibile. Molte delle persone che sono state ospitate negli alberghi iniziano a essere insofferenti perché vogliono tornare dice ancora al Sir, don Dionisio Humberto Rodriguez, direttore di Caritas L’Aquila. Il problema continua il sacerdote è dove mettere queste persone, senza dimenticare quelle che stanno nelle tende perché il freddo a L’Aquila arriva già alla fine di agosto e non c’è molto tempo. E’ importante trovare una soluzione. A quasi dieci giorni dal sisma, secondo i dati della Protezione Civile, sono 57 mila le persone sfollate: 34 mila ospitate in 106 tendopoli sparse in tutta la provincia e altre 23 mila ospitate in vari alberghi sulla costa. Già oggi la popolazione vive in una situazione difficile tra il freddo della notte e il sole battente del pomeriggio che rende l’aria nelle tende quasi irrespirabile. Specialmente per i giovani è difficile immaginare un futuro in questo momento, ma la sensazione è che nessuno voglia andar via, conclude don Dionisio. Intanto a L’Aquila alcune attività hanno ripreso e con loro anche la speranza di chi è tornato a lavorare.Sir