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TERREMOTO IN ABRUZZO: MONS. MOLINARI, SPERO LE TENDOPOLI NON DURINO A LUNGO

“La maggioranza della popolazione, grazie a Dio, reagisce bene, anche se la prova è grande. La gente reagisce bene non solo perché ha il carattere dei montanari, ma soprattutto per le radici forte della fede”. Lo dice oggi al SIR mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, commentando le parole pronunciate ieri dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante l’omelia nella tendopoli di Piazza delle Armi. Il card. Bagnasco aveva ringraziato le persone colpite dal terremoto anche “per la testimonianza della vostra fede genuina e solida”: “Le vostre parole semplici e dirette ci dicono che Dio, Gesù, la Madonna, i Santi fanno parte della vostra vita, e le chiese della vostra città e dei paesi fanno parte delle vostre case”. “Per noi è stata una visita importante – afferma mons. Molinari – perché ci ha fatto sentire la vicinanza di tutti i vescovi italiani. Nell’omelia è stato molto affettuoso, invitandoci alla speranza”. A proposito della prova di fede della popolazione l’arcivescovo dell’Aquila cita il libro di Giobbe, “dove si parla del mistero grande del dolore e della sofferenza, che per il cristiano non è assurdo. Il dolore è sicuramente difficile da capire, ma per chi ha fede può avere una fecondità grande, come è stato per Gesù”. “Spero davvero che le tendopoli non durino a lungo e si trovi subito una soluzione per alloggiare tutti in modo più comodo”. E’ l’auspicio espresso al SIR da mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, circa la promessa di spostare presto le persone terremotate dalle tende e dagli alberghi in sistemazioni più confortevoli. Anche l’arcivescovo è sfollato tra gli sfollati, visto che dal giorno del terremoto vive ancora in una tenda nel giardino della casa della sorella. “La situazione logistica è ancora molta precaria – racconta -. La notte stiamo ancora in tenda. È abbastanza scomodo, però speriamo di andare avanti e superare questo momento, con l’aiuto del Signore e con la solidarietà di tutti”. A L’Aquila anche i sacerdoti stranieri (la metà dei sacerdoti diocesani sono stranieri, tra cui due della Guinea equatoriale) “come tutti gli altri, si stanno dando molto da fare”, ricorda l’arcivescovo. E c’è anche “molta vicinanza tra italiani e romeni e tra cattolici e ortodossi”.Sir