Una modalità concreta di affrontare una situazione certamente difficile. Così Francesco Belletti, direttore del Cisf (Centro internazionale studi famiglia), commenta al SIR la notizia dell’istituzione, da parte della Cei, di un fondo nazionale per aiutare le famiglie in difficoltà, annunciato ieri dal segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, durante un’intervista rilasciata alla trasmissione televisiva di Rai Uno A sua immagine. La notizia è sicuramente positiva, prosegue Belletti, secondo il quale si tratta di un gesto di attenzione, da parte della Chiesa italiana, alle circostanze reali delle famiglie più penalizzate dalla crisi. Una iniziativa, quella della Cei, che per il direttore del Cisf suscita responsabilità nella comunità ecclesiale e genera azioni di solidarietà, di attenzione anche da parte di chi non è particolarmente colpito dalla crisi in atto. Di qui la valenza pedagogica ed educativa della scelta dei vescovi italiani: La crisi afferma Belletti non riguarda solo chi è sfortunato, ma ci riguarda tutti. Tutti noi siamo chiamati in gioco: la scelta della Cei è importante perché non scarica la responsabilità su altri, ma è un invito universale alla solidarietà. Senza avere la pretesa di sostituirsi allo Stato spiega il direttore del Cisf l’iniziativa della Cei chiede anche di predisporre strumenti di politica sociale che vadano incontro alle difficoltà delle famiglie. Quella della Chiesa italiana è, dunque, oltre che un’azione concreta è una scelta di sensibilizzazione, che agisce sul versante educativo e pedagogico, senza pretendere di risolvere tutti i problemi, ma chiamando alla responsabilità tutti, partendo dalla consapevolezza che è possibile fare nel piccolo qualcosa per aiutare chi è nel bisogno ad affrontare la crisi. Per quanto riguarda le auspicabili misure di sostegno alle famiglie sul versante delle politiche sociali, Belletti mette al primo posto la necessità di proteggere il lavoro, che è il primo bene dal quale dipende il sostentamento delle famiglie, e di prevedere nuovi ammortizzatori sociali, capace di tutelare i soggetti più deboli, come i giovani e i precari. In secondo luogo, occorre tener conto della fragilità delle famiglie con figli, che hanno più carichi delle altre e vengono tuttora dimenticate, creando così una sorta di «buco culturale» in economia, a partire dalla presunta consapevolezza che la famiglia non possa rimettere in moto lo sviluppo: di qui la necessità, conclude Belletti, non di politiche assistenziali, ma i politiche fiscali di promozione della famiglia.Sir