L’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira interviene nel dibattito apertosi a Firenze dopo la richiesta dell’imam Izzedin Elzir di una moschea in città per le esigenze di culto degli islamici. E dice «sì» senza troppi artifici di parole: Sì alla moschea a Firenze. Sì perché il diritto e la libertà dell’esercizio del culto di tutte le confessioni religiose sono sanciti dall’art. 8 della Costituzione, sì perché le comunità religiose sono una ricchezza per una città, sì perché Firenze è la città di La Pira, la città del dialogo e della pace e non può tradire la sua vocazione. In quanto cattolici impegnati nell’associazionismo, aggiungiamo sì confortati dall’insegnamento della Chiesa, che fin dal Concilio Vaticano II (Dichiarazione Nostra Aetate) ci invita a guardare con stima i musulmani ed a riconoscere, conservare e far progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano anche nei credenti di altre religioni.Un pensiero, quello dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira rafforzato dall’esperienza di questi anni: Nell’ambito della nostra attività di formazione integrale dei giovani, fanno sapere dal Consiglio Direttivo dell’Associazione promuoviamo ormai da alcuni anni il Campo Internazionale nel mese di agosto al Villaggio La Vela di Castiglione della Pescaia che, ispirandosi alle tesi del Professor La Pira per la pace di Gerusalemme e per la costruzione di ponti tra Occidente e Oriente, coinvolge giovani russi, israeliani e palestinesi diversi per nazionalità e per credo: tra le tante in essere, la collaborazione con i Giovani musulmani italiani e con la comunità islamica fiorentina, ed in particolar modo con l’Imam di Firenze Izzedin Elzir, ci ha permesso di toccare con mano la bellezza e l’efficacia del dialogo fra culture, ecumenico ed interreligioso ed ha consolidato in noi la convinzione che l’incontro e la conoscenza abbattono i muri e che, ahimè, molte prese di posizione ideologiche, anche di questi giorni, sono frutto della scarsa conoscenza, del pregiudizio e a volte di interessi politici contingenti la cui unica conseguenza è di allontanare persone che invece potrebbero concorrere insieme, con le loro diversità, a fare di Firenze una città aperta e solidale. La realtà e le esperienze di cui ci siamo arricchiti negli anni, anche con la partecipazione al Seminario permanente di dialogo interreligioso, realtà fiorentina consolidata e preziosa conclude la nota dell’Opera ci dicono invece che la conoscenza e il dialogo nella consapevolezza delle diversità producono una crescita relazionale e personale.