Il 13% degli italiani è povero e vive con meno di 500-600 euro al mese. Ma a rischio povertà sono in tutto circa 15 milioni di italiani. Sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se autosufficienti) e il 30,2% delle famiglie con tre o più figli; il 48,9% di queste vive al sud. E nell’Europa dei 15 l’Italia è, dopo la Grecia, il Paese in cui i trasferimenti sociali hanno il minor impatto nel ridurre la povertà. Perché non trasformare allora in servizi una parte dei 47 miliardi che l’Italia destina ogni anno all’assistenza sociale (in indennità di accompagnamento e assegni familiari), affidando le negoziazioni alle associazioni e ai sindacati di categoria e la gestione delle risorse agli enti locali? E’ la proposta concreta illustrata oggi a Roma durante la conferenza stampa di presentazione dell’ottavo Rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia a cura della Caritas italiana e della Fondazione Zancan. Ad una domanda dei giornalisti sull’assenza di interlocutori politici al tavolo dei relatori nonostante da anni si facciano proposte su come uscire da questa situazione di stallo – mons. Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione Zancan, ha risposto: Vorrà dire che il problema della povertà non interessa e che si vogliono dare solo le briciole alla gente. Commentando poi al Sir la notizia che il ministero dell’agricoltura intende regalare 200.000 forme di parmigiano ai poveri, anche Francesco Marsico, vicedirettore della Caritas italiana, osserva che nel nostro Paese si immaginano politiche sociali una tantum e senza un profilo complessivo di lotta alle disuguaglianze, con una spirito contrario alla nostra Costituzione e ad ogni sistema democratico. Purtroppo, ha aggiunto, la sensazione è che l’Italia continui a rimanere indietro in Europa rispetto agli standard di intervento. Non si può immaginare uno sviluppo economico che lascia indietro troppi o molti e ai quali si lasciano, appunto, briciole di parmigiano.Sir