Italia

LAVORO DOMESTICO: INPS, SOLO 460MILA LAVORATORI SONO ASSICURATI

I lavoratori domestici in Italia hanno superato le 500mila unità nel 2002 a seguito dell’emersione di circa 250mila lavoratori immigrati in tale settore in occasione della cosiddetta “grande regolarizzazione”. L’anno successivo questa categoria è aumentata di 27mila unità, raggiungendo quota 538mila. A novembre 2007 risultano assicurati solo 460mila lavoratori, il che significa che in 4 anni poco meno di 200mila lavoratori sono “scomparsi” dagli archivi dell’Inps. Questi alcuni dati forniti questa mattina dall’Inps nel corso di una conferenza stampa per presentare una campagna informativa sul lavoro domestico. Questo dato, pur “depurato dagli immigrati che hanno abbandonato l’Italia e dai lavoratori che hanno cambiato occupazione”, è indice di “un preoccupante” fenomeno di “re-immersione”. I dati Inps mostrano che nella categoria degli addetti al settore familiare 3 su 4 sono stranieri, mentre prima della regolarizzazione del 2002 erano solo la metà del totale: in grandi aree come quella romana l’incidenza degli immigrati arriva al 90%. Gli stranieri si trovano per il 49,6% nel Nord, per il 34,2% nel Centro e per il 16,3% nel Meridione. L’impiego nel lavoro domestico – informa l’Inps – è a netta prevalenza femminile. La percentuale delle donne, che in media era del 78% nel 2001, è aumentata, tra gli immigrati”. Secondo i dati forniti oggi dall’Inps, vi sono nazionalità in cui l’incidenza femminile è meno sensibile rispetto alla media nazionale (87%): è il caso delle Filippine (78,0%); mentre la componente femminile è addirittura minoritaria nel caso dello Sri Lanka (48,3%). La presenza femminile tra gli addetti stranieri al settore familiare diminuisce man mano che si scende lungo la penisola: 90% nel Nord, 85,5% nel Centro e 81,0% nel Meridione. Per il 45% degli stranieri il numero di ore lavorative dichiarate è compreso tra le 21 e le 30 ore (contro il 30% degli italiani), mentre supera tale livello solo il 16% degli assicurati stranieri e l’11% degli italiani. È questo un dato “non coerente – spiegano all’Istituto di previdenza – con l’alto numero di badanti impiegate nel nostro Paese, le quali probabilmente lavorano pressoché a tempo pieno”. “Lavorare un’intera vita per le famiglie degli italiani per poi finire la vita in condizioni di estrema precarietà con una pensione molto bassa a causa dell’evasione contributiva: questa prospettiva – sottolineano all’Inps – si può modificare solo con un più corretto comportamento da parte delle famiglie che assumono le lavoratrici e i lavoratori domestici, immigrati e non”.Sir