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SETTIMANALI CATTOLICI: ASSEMBLEA FISC. UNA RICERCA SU MEDIA E FAMILY DAY

Un’analisi, quantitativa e qualitativa, di come tre quotidiani italiani – Corriere della Sera, La Repubblica e Avvenire – abbiano trattato il Family Day. Lo studio, curato dall’Osservatorio sulla comunicazione – Centro di ricerca sui media e la comunicazione, è stato presentato oggi durante l’assemblea della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in corso a Roma fino a sabato prossimo, e vuole rientrare “nel quadro di una riflessione sullo stato dell’informazione e dei processi di costruzione dell’opinione pubblica in Italia, con particolare attenzione al modo in cui la stampa copre i temi dell’esperienza religiosa ed ecclesiale”. Tra il 1° marzo e il 30 giugno, riporta la ricerca, Avvenire ha pubblicato 441 articoli e box, di cui 22 in prima pagina, riferiti al Family Day o, comunque, a “una manifestazione a favore della famiglia”. Sul Corriere della Sera, invece, gli articoli sono stati 241, e 18 i richiami in copertina, mentre su La Repubblica si contano 249 pezzi, di cui 28 in prima pagina.

“Avvenire – si legge nella ricerca – ha rappresentato una voce informativa organica al movimento, e in quanto tale ha scelto di sviluppare una prospettiva d’osservazione interna ai fatti”, come dimostra anche la “forte attenzione nei confronti dell’associazionismo e del mondo cattolico”. Il quotidiano “si è rivolto innanzitutto ad un «noi condiviso»”, partendo da un “comune riconoscimento entro quell’orizzonte di riferimenti simbolici e politici di cui il Family Day era manifestazione”. L’evento è stato anche “occasione di dialogo con l’esterno del mondo cattolico” e, in quanto “voce organica”, Avvenire  si è mosso “organizzando, ottimizzando e razionalizzando il flusso di notizie”, in modo tale da esercitare un “controllo cognitivo e simbolico del dibattito”. Ancora, “nella lettura di Avvenire , la manifestazione ha costituito il momento in cui la «maggioranza silenziosa» degli italiani, insufficientemente rappresentata dai media e ignorata dal ceto politico, ha acquisito visibilità nello spazio pubblico nazionale”. Partendo da un’“adesione valoriale al Family Day”, il quotidiano cattolico “tematizza esplicitamente il proprio ruolo di soggetto che dà voce all’Italia reale, quella della quotidianità che non fa notizia e scoop, diversamente da come fanno i grandi media, più attenti a dare spazio alle minoranze chiassose”.

Il Corriere della Sera, invece, ha assunto “una posizione di «distacco», esterna al terreno di confronto e al di sopra dei giudizi e delle strategie di attribuzione valoriale proposte dalle diverse parti”. “Lo sguardo del Corriere sul Family Day – secondo lo studio presentato all’assemblea Fisc – si caratterizza per il taglio di natura prettamente politologica, con una focalizzazione sulla maggioranza di governo e sul Family day come elemento di detonazione delle tensioni presenti nel centro-sinistra”, che “va a costituire un nuovo terreno di contestualizzazione della crisi della maggioranza, della frammentazione del centro-sinistra e delle tensioni centrifughe che lo attraversano”. La “rivendicazione di obiettività e autonomia” del Corriere si traduce in due strategie. La prima vede il ricorso a relazioni faccia a faccia con “le diverse voci messe a confronto, giustapposte e presentate con distacco ed obiettività”. In secondo luogo, è presente “una costante attenzione a segnalare tensioni, fratture, prese di distanza, dissidenze, complessivamente la «plurivocità» delle parti prese in esame”, individuando ed evidenziando “idiosincrasie ed eterogeneità” dei soggetti coinvolti: governo, maggioranza, Chiesa e, in misura ridotta, associazioni del laicato cattolico.

Infine, La Repubblica rappresenta il Family Day “tenendo conto di due principali assi tematici, dati rispettivamente dalla strategia di crescente politicizzazione perseguita dalla Chiesa e dalle divisioni interne alla coalizione di governo”. La rappresentazione data è di “un momento di una più ampia offensiva clericale alla laicità delle istituzioni e ai diritti civili, avviata in occasione del referendum sulla procreazione assistita del 2005 e condotta sulla base di una sostanziale omologia rispetto alle posizioni politiche del centro-destra”. Con uno sguardo “ironico e distaccato”, “La Repubblica si assume il compito di rappresentare la componente laica della società italiana, che si ritiene minacciata dalle ingerenze ecclesiastiche e scarsamente tutelata dai partiti e dalla politica in generale”. Sulle pagine del giornale la rappresentazione dell’evento “si basa su una continua contrapposizione dei soggetti in campo” e viene dato spazio a “rappresentanti della Chiesa istituzionale o, in alternativa, politici di centro-sinistra”. “Nessun approfondimento viene concesso al mondo dell’associazionismo cattolico, mentre dei partecipanti al Family day il quotidiano mette in luce soprattutto l’ingenuità, la semplicità e la manipolabilità, tanto da parte della Chiesa quanto dall’opposizione”. (Sir)