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ISLAM, GIULIANO AMATO: VINCERE IL PESSIMISMO GENERALIZZATO

Ci sono in Europa teologi, filosofi ed intellettuali di estrazione islamica che stanno lavorando ad una reinterpretazione in chiave moderna e moderata dell’Islam. Questo fronte deve “trovarci disposti a credere” che questo lavoro sia possibile, “vincendo quel pessimismo generalizzato di chi ritiene invece che il mondo islamico è un mondo nemico”. E’ l’invito lanciato dal ministro dell’Interno Giuliano Amato parlando questa mattina a Roma al convegno promosso dalla Conferenza episcopale italiana dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo. “Dobbiamo credere – ha detto Amato – che la pace è una parola fondamentale per l’Islam ed è la prima parola del Corano e che il Dio del Corano è forse il Dio che più assomiglia al Dio misericordioso del Dio cristiano”. Nel suo intervento Amato ha sottolineato tre fattori: la secolarizzazione delle società occidentali, il pluralismo religioso e il fatto che “in nome della religione e di Dio si è ripreso ad uccidere con forsennata convinzione”. “Di fronte a questi tre fattori – ha detto – si pone il tema di come ci adattiamo a vivere gli uni accanto agli altri e quale tessuto comune siamo in grado di costruire perché il ritorno alla religione si coniughi con la capacità di vivere con gli altri e non alimentare conflitti”. Nasce con questa finalità la “Carta dei valori”. “Un documento – ha osservato il ministro Amato – che senza inventare nulla, recupera dal nostro patrimonio storico e costituzionale quei principi e valori che possono essere condivisi nella prospettiva di una valorizzazione della religione come fattore di responsabilità per una coesione sociale”. Amato ha quindi ricordato che l’Italia “è un paese che si è evoluto nell’orizzonte del cristianesimo” e che “immerso nel Mediterraneo è stato sempre crocevia di popoli e culture diverse” per cui ha maturato “una storia di contaminazione”. Detto questo, la Carta enuncia diritti e doveri delle persone che vengono nel nostro Paese e dedica due capitoli (che il ministro ha definito “cruciali”) alla famiglia (per struttura monogamica) e la libertà religiosa. Nel dibattito in sala, il ministro non ha nascosto le difficoltà del dialogo istituzionale con l’Islam dovute soprattutto alla “frammentazione di quel mondo”. Ragione per cui “non si è trovata ancora una soluzione in nessuna parte d’Europa” per la formazione degli imam. Riguardo poi alle moschee, il ministro ha rimandato alla “legge sulla libertà religiosa” ed ha assicurato l’impegno a regolare la questione perché “finché ci saranno scantinati e capannoni, ci sarà sempre il rischio di qualcos’altro”.Sir