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IMMIGRAZIONE, MONS. ROBU (PRESIDENTE VESCOVI ROMENI): SPERO IN ESITO POSITIVO PER COLLOQUI TRA LE AUTORITA’ ITALIANE E RUMENE

“Spero che i contatti che ci saranno tra le autorità romene e italiane abbiano un esito positivo e possano risolvere questa situazione. E’ ben nota l’amicizia che esiste tra i nostri popoli. Purtroppo questo clima di nervosismo non favorisce il dialogo”. E’ l’augurio che in un’intervista al Sir esprime l’arcivescovo Metropolita di Bucarest Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale rumena all’indomani dell’omicidio di Giovanna Reggiani e del dibattito politico che si è aperto in Italia e in Romania sulla immigrazione. L’arcivescovo ha una parola per tutti. “I cittadini romeni – dice – devono saper apprezzare l’accoglienza da parte dell’Italia e rispettare le regole della convivenza del popolo che li accoglie, offrendo garanzie di competenza nel lavoro e di onestà”. “Anche i romeni da parte loro hanno bisogno di garanzie per quanto riguarda un lavoro regolare e una paga dignitosa che permetta di vivere in maniera decente. Certo che le autorità romene si devono impegnare molto di più a favore dei suoi cittadini con una politica di assistenza sociale così da impedire l’esodo massiccio. Ormai l’onda è passata ma è necessario fare qualcosa anche adesso che è un po’ tardi, perché l’emigrazione non è stata controllata e gli eccessi provocano sempre dei problemi”.

Riguardo all’Italia e al dibattito sulla sicurezza, mons. Robu afferma: “La decisione mi sembra che sia stata già presa. Ci sono romeni che sono stati espulsi”. E poi aggiunge una raccomandazione: “Mai non si devono prendere decisioni serie a caldo. Qui in Romania si dice che questo fatto sia stato strumentalizzato politicamente per la propaganda elettorale. Non so se è vero. Ma se fosse vero, non fa onore a chi fa una simile manovra, perché le cose devono essere chiare, e sfruttare un crimine per fini politici non fa onore a nessuno. Anzi”. L’intervista si conclude con un augurio: “sarebbe un peccato far sparire la storia di amicizia che lega i nostri popoli. E’ stata edificata nel tempo. Ci siamo conosciuti meglio. Adesso abbiamo scoperto anche di essere capaci di commettere grandi errori ma non per questo dobbiamo ora distruggere la l’amicizia che c’è tra noi. E poi non dobbiamo dimenticare che se è vero che la misura della giustizia è apprezzata soprattutto quando qualcuno ha commesso un crimine, è anche vero che esiste la misura della carità. Mi auguro che le cose siano messe con prudenza al loro posto. Penso che questo momento di nervosismo passerà. Spero passi presto e senza provocare ferite inguaribili”.

Sir