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PACCHETTO-SICUREZZA, CARITAS: MEZZO SOSPIRO DI SOLLIEVO CON ZONE D’OMBRA SUI POTERI AI SINDACI

Il pacchetto-sicurezza approvato oggi dal governo è, per la Caritas italiana, “un mezzo sospiro di sollievo rispetto a forme più seicentesche di perseguimento delle patologie sociali invece che di una maggiore sicurezza delle città”, ma con “una zona d’ombra sui poteri dei sindaci e dei prefetti” e “un giudizio condizionato a seconda di quali meccanismi normativi verranno messi in atto” in seguito all’iter parlamentare: è il parere espresso al Sir da Francesco Marsico, vicedirettore della Caritas italiana, soprattutto in merito alle misure che riguardano le categorie più deboli (minori, immigrati, nomadi, donne vittime di violenza domestica, ecc.). A proposito dell’estensione dei poteri ai sindaci rispetto ai pericoli per la sicurezza urbana, secondo Marsico “c’è stato un proficuo dibattito che ha evitato uno scivolone verso una normativa a ‘tolleranza zero’, che non è né produttiva né consona al modello produttivo nel nostro Paese – afferma -. Però rimane una zona d’ombra sul tema del potere ai sindaci. Va capito nel dettaglio cosa voglia dire, soprattutto in termini di tutele e di uniformità normativa a livello nazionale, per evitare che questo possa dar vita a eccessi locali rispetto a condizionamenti più di tipo elettorale che di effettiva tutela della sicurezza pubblica”.

Riguardo al potere di espulsione di cittadini comunitari attribuito ai prefetti, a suo avviso “bisognerà scontrarsi con le paventate questioni di incostituzionalità per capire se è un potere espletabile o meno. Su questo aspetteremo la riflessione più tecnica, pur comprendendo le difficoltà di non gestione del fenomeno in alcuni contesti urbani”. L’introduzione del reato per l’impiego di minori in accattonaggio può essere per la Caritas una “forma di maggiore tutela di per sé non biasimabile, ma il solo inasprimento delle norme senza una politica complessiva di attenzione ai minori rischia di essere di per sé non risolutiva”. Anche la perdita della podestà del genitore, aggiunge, “è un tema delicato. Le forme di sfruttamento assoluto sicuramente devono essere perseguibili, ma quelle connesse ad atteggiamenti culturali andrebbero affrontate con un approccio educativo invece che repressivo”. Giudizio “non del tutto positivo” viene espresso invece sull’introduzione della banca dati del dna per chi incappa nelle maglie della giustizia – “perché la sensazione è quella della riduzione degli spazi dei diritti civili e della privacy” -, mentre assolutamente “positivo” è l’allargamento delle tutele previsto per le donne straniere che denunciano violenze familiari e che potranno, in questo modo, ricevere un permesso di soggiorno per motivi di protezione umanitaria.

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