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SETTIMANA SOCIALE, ZAMAGNI: IL BENE COMUNE AIUTA A USCIRE DALLE SECCHE DELLA CONSERVAZIONE

“La scommessa della Settimana Sociale è che si possa tornare a parlare di ‘bene comune’ come se ne parlava in Europa fino a un paio di secoli fa, prima che tale concezione fosse soppiantata da quella liberista del ‘bene totale’ e poi da quella socialista del ‘bene collettivo’”: lo ha detto oggi a Roma, durante la presentazione della 45° Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che si aprirà giovedì 18 a Pistoia, l’economista Stefano Zamagni, docente all’Università di Bologna. “Mentre per il liberismo il ‘bene totale’ è la sommatoria dei singoli beni individuali, che vengono tutelati a discapito di quello comunitario, nel socialismo col ‘bene collettivo’ si tutela il bene di tutti ma si trascura quello individuale. Entrambe le prospettive, con i loro limiti storici, – ha proseguito Zamagni – possono essere positivamente superate adottanto la concezione del ‘bene comune’, da sempre al centro della dottrina sociale cattolica, come impegno per sostenere lo sviluppo senza sacrificare i più deboli”. Zamagni ha fatto riferimento ai rischi che “nella nostra società categorie iperprotette (lavoratori dipendenti, rendite ecc.) si oppongano all’adozione di provvedimenti nella direzione del ‘bene comune’”. “Ora – ha concluso – anche molti non-cattolici comprendono che il ‘bene comune può aiutare a uscire dalle secche del conservatorismo”.Rispondendo alle domande dei giornalisti, Zamagni ha anche parlato del tentativo di di Savino Pezzotta di “rivitalizzare la sfera del civile, che appartiene alla sfera pubblica ma si esprime con modalità che non sono quelle della sfera politica”, perché “si esprime con strumenti complementari” ad essa. In particolare, Zamagni si è scagliato contro l’”errore teoretico di identificare la sfera pubblica con la sfera politica”, tipicamente italiano. “Tutti gli errori – ha detto – derivano dall’identificazione senza scarto del pubblico e del politico. E’ un falso storico, ma soprattutto teoretico, a meno che non si abbraccino le tesi dello Stato etico di stampo hegeliano, da cui sono derivati tutti i totalitarismo, di destra e di sinistra”. Quanto al rapporto tra cattolici e Costituzione, secondo Zamagni “quella attuale è la crisi della democrazia rappresentativa, non di quella deliberativa, come dimostra il successo straordinario delle giurie civiche”. Nella nostra Costituzione, tuttavia, fino alla riforma del titolo V, “non c’era la parola sussidiarietà, e non c’è ancora la parola mercato, impresa, globalizzazione: per questo è necessario aggiornarla, altrimenti il rischio è il superamento nei fatti”.Sir