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CONSIGLIO PERMANENTE CEI: COMUNICATO FINALE, CONTINUARE A INVESTIRE SUL DIALOGO EDUCATIVO

“Continuare a investire sul dialogo educativo, perché soprattutto i più giovani hanno bisogno di trovare interlocutori credibili come il Papa”. E’ uno degli impegni presi dai vescovi italiani, secondo quanto si legge nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei (Roma, 17-19 settembre), diffuso oggi. Nel testo si conferma “la scelta di coltivare il rapporto tra i giovani e il mondo degli adulti”, sulla scia della “positiva esperienza del gemellaggio” svoltosi in occasione del recente incontro del Papa con i giovani a Loreto, in cui “le trentadue diocesi ospitanti hanno manifestato una straordinaria capacità di accoglienza, grazie alla commovente disponibilità di tante famiglie”. Benedetto XVI, per i vescovi italiani, “ha colpito tutti per la freschezza e la profondità del messaggio, in particolare per il coraggio e la gioia che ha saputo infondere nelle giovani generazioni”. “L’esperienza positiva di Loreto – dichiarano i vescovi – dimostra che i cosiddetti ‘grandi eventi’ non costituiscono un’alternativa alle iniziative della pastorale ordinaria, purché siano accuratamente preparati e prevedano un ulteriore sviluppo a livello locale. La continuità, tuttavia, non dipende dalla sequenza temporale delle iniziative, ma dalla capacità di imprimere un segno profondo nel cuore dei ragazzi e dei giovani”.

“Una preziosa opportunità per tenere alta nelle diocesi la sensibilità missionaria, sottolineando la centralità dell’annuncio nell’azione evangelizzatrice e riconfermando la tradizionale preferenza per gli ultimi”. Così i vescovi italiani definiscono i “fidei donum”, nel comunicato finale del Consiglio permanente della Cei. Riferendosi alla Nota approvata in occasione dei cinquant’anni dell’Enciclica di Pio XII “Fidei donum”, i vescovi italiani ricordano che l’invio di sacerdoti diocesani in territori di missione “coinvolge attualmente l’1,6% circa del clero secolare italiano, mentre si è progressivamente accresciuto il numero di missionari ‘fidei donum’ laici”. In questi 50 anni, ”si è quasi del tutto conclusa la fase pionieristica”: oggi, infatti, i fidei donum “operano in realtà ecclesiali dotate di clero indigeno, con una propria sensibilità e un progetto pastorale definito”. Di qui la necessità che “chi parte coltivi la capacità di comunione e di scambio e la disponibilità a inserirsi vitalmente in una Chiesa locale, accettando la duplice appartenenza alla Chiesa che lo invia e a quella che lo accoglie, e quindi la temporaneità del suo servizio”. Nel comunicato, si registra anche “l’interesse sincero per la Bibbia non solo tra i credenti, ma anche tra quanti si dicono in ricerca”.

Realtà quali il Forum delle associazioni familiari, Scienza & Vita e RetinOpera, sono “organismi laicali assai diversi quanto a struttura e finalità, ma accomunati dai medesimi obiettivi: essere presenti sulla scena del Paese, partecipare al dibattito pubblico, difendere la dignità della persona, costruire ponti verso gli altri soggetti sociali, esercitarsi nel dialogo con il mondo attraverso il discernimento culturale”: questo si legge nel comunicato finale, presentato questa mattina a Roma dal Segretario generale della Cei mons. Giuseppe Betori. “Da un lato, – si afferma nel documento – essi operano ben sapendo che il messaggio cristiano può porsi come segno di contraddizione rispetto al pensiero dominante e ai comportamenti più diffusi. Dall’altra, cercano punti di raccordo con chi, pur provenendo da matrici culturali o religiose diverse, è disposto a cooperare nel perseguimento dei medesimi obiettivi, e puntano alla sensibilizzazione e al coinvolgimento di quanti – a livello culturale, politico e sociale – sono sinceramente disponibili a lasciarsi provocare da tali questioni”.

La “dottrina sociale della Chiesa” va fatta conoscere nelle parrocchie e tra le aggregazioni laicali: così si legge nel comunicato finale dei lavori del Consiglio episcopale permanente reso noto oggi, rilevando i temi di maggiore attualità oggi in Italia: “la tutela della vita dal concepimento alla morte, la promozione della famiglia fondata sul matrimonio, l’esigenza di giustizia ed equità economica su scala globale e locale, la cura dell’ambiente e la salvaguardia del creato, e così via”. Secondo i vescovi italiani, si aggiunge nel documento, “accanto ai problemi della casa e della formazione professionale, si è ribadito che la questione meridionale costituisce un’emergenza che riguarda l’intera nazione e che potrà essere superata solo con il contributo di tutti. Per questa ragione, si è deciso di mettere in cantiere l’aggiornamento del documento Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno, pubblicato il 18 ottobre 1989, convinti, oggi come allora, che ‘il Paese non crescerà, se non insieme’”. Il Comunicato finale fa riferimento anche al ruolo del “Progetto culturale orientato in senso cristiano” e alla necessità di promuovere “iniziative di studio di alto profilo” accanto a interventi “sui mezzi di comunicazione di massa mediante puntuali momenti di confronto e di interpretazione del dato cristiano”.

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