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CONSULTA NAZIONALE ANTIUSURA, MONS. D’URSO: ECCO COMR SI FINISCE NELLE MANI DEGLI USURAI

Quali sono i punti critici che si trovano ad affrontare oggi le persone indebitate, a rischio di cadere nelle mani degli usurai? Mons. Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura, ne ha presentati alcuni, in occasione dell’Assemblea nazionale della Consulta stessa, in corso stamattina a Roma. Un primo nodo critico riguarda “la cessione dei crediti di impresa” (la legge n. 52 del 1991), che è “quell’istituto giuridico con cui le aziende hanno ceduto in blocco le loro sofferenze, pro soluto ovvero senza garanzia del buon fine, a grandi società estere bancarie specializzate nel recupero”. Il secondo è “la cartolarizzazione dei crediti” (la legge n. 130 del 1999): “I crediti acquistati sono trasformati in titoli che incorporano il credito (si chiamano cartolari perché il credito è rappresentato da un documento scritto) e sono poi venduti ai clienti attraverso obbligazioni”. Ai fini del discorso, in tema di “procedure esecutive immobiliari”, ha spiegato mons. D’Urso, “le sofferenze bancarie, caratterizzate da tempi lunghissimi nel recupero delle somme secondo le vecchie procedure giudiziarie, erano diventate un peso per le singole aziende in quanto maggiore è il tempo di recupero, meno vale il credito”. Di qui la scelta delle banche italiane di “alleggerirsi di questa zavorra, vendendo in blocco i crediti a un prezzo assai ridotto rispetto a quello nominale”. A questa nuova situazione si lega un problema: “I gestori – ha chiarito mons. D’Urso – sono enti economici altamente specializzati e basati esclusivamente su criteri aziendali di profitto nel recupero dell’investimento, non possono perdere nulla nella gestione del contenzioso: se il credito è stato comprato a 100, non lo si può recuperare a meno e, quindi, la transazione diventa un problema per il debitore”. Insomma, questi enti sono “molto aggressivi nel recupero crediti”. Per quanto riguarda la nuova legge sulle procedure esecutive, “è andata incontro agli interessi di tali gruppi – ha osservato mons. D’Urso – favorendo la celerità delle procedure”. Comunque, “occorre tener presente che spesso la lunghezza delle procedure immobiliari era dannosa per entrambe le parti: il creditore, che non riusciva a recuperare, e il debitore, che era soggetto a pressioni del creditore per non far andare avanti la procedura, pagando per ottenere rinvii”. Della riforma D’Urso considera “un’innovazione dannosa per il debitore l’inammissibilità della conversione del pignoramento dopo che è stata disposta la vendita, perché limita la possibilità di accordo, controllato dal giudice, alla sola fase della prevendita”. Comunque, “la normativa attuale è nel senso di velocizzare le procedure, spesso in maniera indiscriminata, con pressione sul debitore per fargli liberare la casa”.

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