Italia

FAMIGLIA; BINDI: NOSTRO ORIZZONTE E’ ART.29 DELLA COSTITUZIONE; NO AL QUOZIENTE FAMILIARE

La famiglia è quella dell’art.29 della Costituzione, questo è “l’orizzonte del governo”. Ciò “non implica però la contrapposizione fra diritti della famiglia e diritti dei singoli”. Così il ministro per le Politiche della famiglia, Rosy Bindi, ha iniziato la sua lunga relazione alla prima giornata della conferenza nazionale della famiglia. Bindi, ringraziando per la loro presenza sia il capo della Stato Giorgio Napolitano, sia il vescovo di Firenze Ennio Antonelli, ha ribadito la posizione sul contestato ddl sui Dico. Il provvedimento – ha osservato il ministro – che vuole “tutelare la parte più debole della coppia e valorizzare i vincoli di solidarietà. Il governo non ha mai avuto l’intenzione di riconoscere le convivenze di fatto né creare nuove forme giuridiche paragonabili a matrimoni di serie B. Il governo non ha mai voluto intaccare la famiglia fondata sul matrimonio”. “Non siamo comunque sordi ha aggiunto il ministro Bindi alle preoccupazioni e al dissenso che si è manifestato verso questa proposta. Due sono le intenzioni che non possono essere rimosse: il riconoscimento dei diritti dei conviventi, che nessuno vuole negare, e la salvaguardia della famiglia così come la Costituzione la disegna. Se vi è la condivisione di queste intenzioni, credo che gli strumenti si possono trovare attraverso il confronto e il dialogo, in vista di una sintesi originale che possa fare il bene delle persone e della nostra comunità civile”.

Il ministro, sottolineando la Carta costituzionale quando parla di famiglia, ha osservato che “nella prassi politica c’é sempre stata una diffusa timidezza nell’attuazione di questi articoli, forse per una preoccupazione, infondata, che il riconoscimento dei diritti della famiglia potesse legittimare situazioni normative in contrasto con i diritti inviolabili della persona”. Per Bindi “se concordano orientamento costituzionale, senso comune ed etica possiamo essere tutti meno timidi. E’ ora di liberare il dibattito dalle contrapposizioni politiche e dalle strumentalizzazioni reciproche. Perché è proprio nella realtà vera e vissuta delle famiglie italiane che vogliamo individuare le nostre politiche”. E ancora “la famiglia non è un concetto liquido adattabile a qualsiasi situazione. Qualunque sia l’immagine che ognuno porta con sé, la famiglia è un bene essenziale per la persona e la società. C’é l’esigenza di rimotivare e rilanciare il bisogno di famiglia della nostra comunità. Si fa unità – ha continuato il ministro – e si unisce il Paese. E nella consapevolezza del pluralismo presente nella società sapremo affermare insieme al primato della persona, la soggettività della famiglia. Credo che passi anche da qui la sfida dell’autentica laicità che non è assenza di valori, né indifferenza alle questioni etiche, ma è ricerca infaticabile di sintesi attraverso il dialogo e il confronto”.

Il ministro delle politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha ribadito la sua sostanziale contrarietà al quoziente familiare (misura fiscale chiesta dalle associazioni familiari) ma si è detta disponibile al dialogo per trovare strumenti di contrasto alla povertà delle famiglie. Alla Conferenza nazionale della famiglia, Bindi ha sottolineato che la proposta del governo, quella dell’istituto unico di sostegno al reddito, “diverge dal cosiddetto ‘quoziente familiare’. Il quoziente familiare implica che la presenza di un figlio abbia per una famiglia di reddito alto un valore, in termini di risparmio d’imposta, superiore a quello che ha per una famiglia di reddito basso o di reddito medio. Lo strumento individuato invece dal governo risponde all’obiettivo di avvicinare condizioni di pari opportunità per i figli e quindi punta a sostenere le famiglie in funzione della necessità di assicurare ai loro figli una vita dignitosa. Perciò la proposta del governo è di concentrare prima di tutto le risorse al sostegno delle famiglie con redditi bassi e medi, che sono la maggioranza delle famiglie italiane”. Tuttavia, Bindi ha detto di offrire alla Conferenza la proposta del governo “ben sapendo che molte associazioni sostengono la validità del quoziente familiare e che in parlamento esponenti dell’opposizione e della maggioranza hanno presentato ddl per introdurlo. Nel ricordare che il quoziente familiare non è previsto dal programma di governo – ha aggiunto il ministro – ribadiamo la nostra disponibilità al confronto sugli strumenti, alla valutazione del loro costo e dei loro effetti nella vita delle famiglie italiane”. (ANSA).