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FAMIGLIA: OLIVERO (ACLI), «OCCORRE UNA POLITICA INTEGRATA DI SOSTEGNO»

“La nostra spesa sociale per le famiglie è la metà di quella europea e un terzo di quella francese. Se non si inverte questa tendenza, non si esce dalla politica degli spot, quali il bonus bebè di Berlusconi, o degli annunci quali il taglio Ici rinviato, o delle coperte corte: le detrazioni fiscali in Finanziaria mangiate dalle addizionali”: lo ha detto oggi Andrea Olivero, presidente nazionale delle Acli, durante il convegno “Famiglia. Bene di tutti”, in corso a Roma presso Palazzo Rospiglioli. A pochi giorni dal “Family Day” e in vista della Conferenza nazionale di Firenze sulla famiglia della prossima settimana, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani presentano oggi il loro pacchetto di proposte per “una politica integrata a sostegno della famiglia”. Tra l’altro chiedono l’abolizione dell’Ici sulla prima casa e sugli alloggi affittati con canone agevolato a giovani coppie; riduzioni sul mutuo e affitto ‘sostenuto’ per i primi tre anni, con integrazione del reddito per chi ha figli piccoli e sceglie il part-time. Si chiede anche la deducibilità delle spese di cura e un investimento pubblico consistente nel Fondo per la non autosufficienza. Olivero ha sottolineato che “preliminare a qualsiasi discorso serio di politica familiare è l’impegno a raggiungere i livelli medi di spesa per la famiglia in Europa”.

Tra gli aspetti più rilevanti, secondo le Acli, di questa nuova “politica integrata di sostegno” alla famiglia, il lavoro si trova ai primi posti. “La riforma degli ammortizzatori sociali – dice l’associazione nel documento di proposte al mondo politico – deve prevedere misure di integrazione del reddito o di reddito minimo oltre le coperture attualmente previste”. Si parla anche di occupazione femminile che va favorita “con interventi mirati di riduzione del cuneo fiscale, affiancati dall’aumento dei servizi materno-infantili”. Le Acli chiedono, a questo riguardo, almeno 30mila nuovi posti negli asili nido e l’istituzione, presso le Amministrazioni locali, di albi delle babysitter, cooperative di servizio e di assistenza domiciliare all’infanzia. C’è anche la richiesta di introdurre normative che favoriscano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La proposta è di adottare anche in Italia – attraverso la contrattazione – il part-time a richiesta e di migliorare la legge sui congedi parentali.

La casa rappresenta – secondo le Acli – “uno dei principali fattori critici che limitano la costituzione di nuove famiglie, ritardano il matrimonio e penalizzano l’assunzione di responsabilità genitoriali”. Occorre quindi agire con politiche familiari che facilitano l’accesso alla casa, specie alle giovani coppie. Tra le proposte, la riduzione del costo dei mutui, il sostegno ai costi degli affitti per un periodo di tre anni, l’abolizione dell’Ici prima casa, lo sviluppo della cooperazione abitativa. Analoghe proposte vengono avanzate dalle Acli per l’assistenza (assegno integrativo al reddito per genitori a part-time, fondo per persone non-autosufficienti), per il fisco (introduzione del ‘quoziente familiare”, deducibilità delle spese di cura, riforma degli assegni familiari), per le famiglie immigrate (favorire il ricongiungimento familiare, accompagnamento per l’acquisto della casa, piano nazionale per l’apprendimento linguistico). “Quello che chiediamo – dice Olivero – è un passaggio culturale prima che politico. Si pensa alla famiglia in quanto povera e bisognosa, non in quanto risorsa da valorizzare, e si interviene così secondo una logica di assistenza e non di sviluppo. Noi invece proponiamo un ‘welfare formato famiglia’”.

Sir