Italia
50 ANNI EUROPA, COMECE; MONS. BAGNASCO: L’UE SUPERI ORIGINARIA VOCAZIONE ECONOMICA PER APRIRSI A UNA PIÙ AMPIA DIMENSIONE
Il processo di unificazione avviato con lungimiranza e coraggio dai padri fondatori, che ha conosciuto momenti di incertezza e di difficoltà insieme a slanci di forte entusiasmo, sollecita oggi una nuova assunzione di responsabilità e un rinnovato impegno comune. Lo ha ricordato questa mattina a Roma mons. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, aprendo i lavori del Congresso europeo della Comece su Valori e prospettive per l’Europa di domani, in occasione dei 50 anni dei Trattati di Roma. L’Europa – ha aggiunto è chiamata a superare l’originaria vocazione economica per aprirsi a una più ampia dimensione anche politica e istituzionale. In questa prospettiva, se assumono sicuramente rilievo i problemi relativi al governo istituzionale dell’allargamento e alla conservazione dello stato sociale, appare egualmente necessaria la ricerca di valori condivisi, sul piano di un’unità culturale e spirituale alimentata dal dialogo e dal rispetto delle identità. Perché il processo di integrazione avviato sia veramente fecondo ha proseguito mons. Bagnasco occorre che l’Europa riconosca le proprie radici cristiane, dando spazio ai principi etici che costituiscono parte integrante e fondamentale del suo patrimonio spirituale, dal quale la modernità europea stessa attinge i propri valori.
Consapevolezza delle proprie radici cristiane ha precisato non significa in alcun modo negare le esigenze di una giusta e sana laicità delle istituzioni europee, da non confondere con il laicismo ideologico, ma affermare prima di tutto un fatto storico che nessuno può seriamente contestare, perché il cristianesimo appartiene in modo radicale e determinante ai fondamenti dell’identità europea. Dunque, il rifiuto del riferimento alle radici religiose dell’Europa, lungi dall’essere espressione di tolleranza, ha ribadito, è piuttosto espressione di una tendenza che vuole relegare la religione a fatto esclusivamente privato e soggettivo, elevando il relativismo etico a dogmatismo etico. Nel processo di sviluppo dell’Unione europea, secondo il presidente della Cei, appare necessario da un lato applicare con sempre maggiore coerenza il principio di sussidiarietà e dall’altro riconoscere il contributo peculiare delle Chiese e delle comunità religiose allo sviluppo della casa comune europea.