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Kurdistan e Karbala, le due facce dell’Iraq

Sono due gli scenari nei quali in queste ore si sta parlando del futuro dell'Iraq. A Sulaimaniya, nel nord, l'amministratore civile imposto dagli Usa agli iracheni, Jay Garner, ha incontrato i leader dei due principali schieramenti curdi; a Karbala, un centinaio di chilometri a sud di Baghdad, migliaia di sciiti stanno partecipando alla più imponente manifestazione religiosa degli ultimi anni, per la prima volta dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, che l'aveva impedita a lungo.

Sono due gli scenari nei quali in queste ore si sta parlando del futuro dell’Iraq. A Sulaimaniya, nel nord, l’amministratore civile imposto dagli Usa agli iracheni, Jay Garner, ha incontrato i leader dei due principali schieramenti curdi; a Karbala, un centinaio di chilometri a sud di Baghdad, migliaia di sciiti stanno partecipando alla più imponente manifestazione religiosa degli ultimi anni, per la prima volta dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, che l’aveva impedita a lungo. La giornata si è aperta con l’incontro tra Garner e Jalal Talabani, leader dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk), a Sulaimaniya, nella zona sotto controllo dell’Upk, ed è poi proseguita a Erbil, roccaforte del Partito democratico del Kurdistan (Pdk) di Massud Barzani.

Garner, l’ex generale chiamato dal presidente americano Bush a guidare la struttura civile provvisoria che gestirà la ricostruzione e la gestione degli aiuti (Orha), era giunto soltanto ieri a Baghdad. Il primo incontro ‘politico’ del suo mandato è avvenuto oggi con i leader della minoranza curda che – di fatto – controllano da tempo il nord del Paese. Pochi i dettagli trapelati sui contenuti degli incontri, anche se sia l’Upk che il Pdk hanno espresso apprezzamento per una non meglio precisata proposta di Garner sull’ipotesi di una federazione in Iraq. Barzani e Talabani hanno chiesto ai principali leader dell’opposizione irachena di incontrarsi a Baghdad.

Nelle stesse ore migliaia di sciiti iracheni hanno letteralmente invaso Karbala, la ‘città santa’ dove nel 680 venne ucciso in battaglia l’imam Hussein, figlio di Ali, genero di Maometto, molto venerato dalla comunità sciita. Tra oggi e domani termineranno le celebrazioni per festeggiare il 40esimo giorno dopo la morte dell’imam Hussein, una ricorrenza che il regime laico sunnita di Saddam aveva vietato da decenni. Gli sciiti, che in Iraq rappresentano circa il 60-65 per cento della popolazione, stanno raggiungendo Karbala da tutto il Paese per partecipare al grande pellegrinaggio, che secondo alcuni osservatori potrebbe trasformarsi in una enorme kermesse politica. Già da oggi infatti, uno dei numerosi cortei che hanno attraversato l’immensa piazza della città in direzione del mausoleo dell’Imam (una grande cupola ricoperta d’oro), ha scandito slogan anti-americani.

Ma il grande raduno del 23 aprile, nella giornata conclusiva delle celebrazioni, “sarà soltanto un evento religioso e non politico” ha detto un portavoce del Supremo consiglio per la rivoluzione islamica in Iraq (Sciri), la più importante organizzazione degli sciiti iracheni, con base a Teheran, in Iran. Intanto il ‘Grande ayatollah’ Ali al Sistani, massima autorità religiosa degli sciiti in Iraq, ha fatto sapere che domani non parteciperà al raduno che, sottolinea lo Sciri, non rappresenta una novità per gli sciiti, in quanto si tiene da 14 secoli. Ma dal 1977 Saddam l’aveva proibito.Misna