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SCUOLA CATTOLICA: RAPPORTO CSSC; MALIZIA, DONNA, LAICA, SPOSATA, GIOVANE, ECCO L’IDENTIKIT DELL’INSEGNANTE MEDIO

“Donna, laica, sposata, relativamente giovane (circa 40 anni), vive al Nord e insegna da circa dieci anni in una scuola gestita da ordini e congregazioni religiose”. E’ l’identikit dell’insegnante medio della scuola cattolica, tracciato da mons. Guglielmo Malizia, direttore del Centro studi scuola cattolica (Cssc), nel corso della tavola rotonda su “Gli insegnanti di scuola cattolica in un sistema di transizione”, organizzata questo pomeriggio a Roma in occasione della presentazione dell’Ottavo rapporto del Cssc sulla scuola cattolica in Italia. Illustrando i dati di un’indagine dell’organismo collegato con la Cei, che ha coinvolto quasi tremila scuole cattoliche dell’infanzia, primarie, secondarie di 1° e di 2° grado, dei Centri di formazione professionale di ispirazione cristiana, Malizia ha informato che circa i due terzi degli insegnanti della scuola cattolica (l’80% dei quali laici) “poggia la propria identità su una carica di convinzioni religiose” e di “condivisione del progetto educativo”, e solo un terzo di essi si possono definire “opportunisti”, pronti cioè “a fare il balzo nella scuola statale alla prima occasione”. Sul versante professionale, dalla ricerca emergono “la volontà di aggiornamento e di dialogo”, mentre “i due atteggiamenti estremi, severità e pessimismo, risultano essere quelli meno presenti in assoluto”.

A scuola, il dialogo interculturale ed interreligioso costituisce “una ricchezza più che un impedimento”. Ne sono convinti gli insegnanti della scuola cattolica, che annoverano tale attenzione tra i “punti di forza” degli istituti di ispirazione cristiana di ogni ordine e grado. E’ quanto risulta dall’ottavo Rapporto sulla scuola cattolica in Italia, elaborato dal Centro studi scuola cattolica (Cssc) e presentato oggi a Roma. “I docenti di ogni ordine e grado risultano concordi nel considerare l’educazione interculturale ed interreligiosa come occasione importante di conoscenza e confronto con la propria cultura”, si legge nel rapporto, che registra una percentuale di gradimento per tali argomenti in crescita col progredire del percorso scolastico: dal 37% della scuola dell’infanzia al 62,7% nella secondaria di secondo grado. Significativa anche la percentuale registrata nei centri di formazione professionale, pari al 47,4%. Una discreta percentuale degli insegnanti (che oscilla dal 15 al 20%) tiene, però, a precisare che “tale obiettivo potrebbe essere raggiunto solo in presenza di docenti/formatori realmente preparati”.

“La legge sulla parità ha certamente garantito agli insegnanti delle scuole paritarie i loro diritti giuridici, attraverso l’obbligo dell’applicazione del contratto di lavoro”, ma la “grave disparità nei finanziamenti pubblici” ha impedito a molti enti gestori di garantire agli insegnanti “condizioni retributive e di orario di lavoro, se non proprio identiche, almeno ‘simili’ a quelli dei loro colleghi di scuola statale”. E’ quanto si legge nell’ottavo Rapporto sulla scuola cattolica in Italia, presentato oggi a Roma, in cui si rinnova la richiesta di una “vera parità”, anche economica, per i docenti della scuola cattolica. “La vera e integrale parità si potrà realizzare solo se si garantirà il diritto di libera scelta scolastica, non solo ai genitori, ma anche agli insegnanti”, ammonisce il Centro studi scuola cattolica, evidenziando il “rischio” che la scuola cattolica “diventi un momento di parcheggio per i giovani docenti in attesa di passare nella scuola statale”. Quanto al giudizio sulla riforma, la maggioranza assoluta dei docenti della scuola dell’infanzia (51%) è dell’opinione che la riforma Moratti tenga “poco” (43,6%) o “per nulla” (7,4%) conto della specificità ella scuola cattolica, mentre una minoranza consistente (40,8%) ritiene che la legge 53/03 prenda in considerazione le caratteristiche delle istituzioni cattoliche “molto” (6,1%) o almeno “abbastanza” (34,7%). Sir