Italia

CENSIS: 40° RAPPORTO ANNUALE, ITALIA IN RIPRESA

L’economia italiana registra una ripresa, che “potrebbe persino configurarsi come un piccolo silenzioso boom, se riusciamo tutti insieme a esprimere un impegno positivo”, superando “il pessimismo generalizzato” e la “demotivazione che molti hanno maturato contro una manovra economica governativa vissuta vittimisticamente”. È il messaggio che lancia il 40° rapporto annuale del Censis sulla situazione del Paese, presentato oggi a Roma. Segnali ottimistici che si registrano innanzitutto sul versante occupazionale: nei primi sei mesi del 2006 “l’aumento degli occupati è stato dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente – registra il rapporto – e nel secondo trimestre la variazione è stata del 2%”.

Risultati positivi anche per le imprese, che tra gennaio e luglio 2006 hanno visto un aumento del fatturato dell’8,7% e degli ordini del 10,7% rispetto allo stesso periodo del 2005. Ai primi posti per l’incremento delle vendite le industre calzaturiere (+ 10,7%), quelle metallurgiche (+ 11,5%), elettromeccaniche (+ 12,5%) e dei mezzi di trasporto (+ 19,5%). Segno positivo anche per il mercato del turismo, trainato soprattutto dagli stranieri, con un 3,6% in più di presenze.

A fronte della ripresa in corso, ll Censis, nel suo 40° rapporto annuale sulla situazione del Paese, segnala tuttavia anche la presenza di alcune “zavorre sistematiche” che ostacolano lo sviluppo. Tra queste, una “spesa pubblica indomabile”, cresciuta nel periodo 2000-2005 con una media del 2,6%, mentre nello stesso periodo il pil ha registrato un incremento dello 0,6%, e “una tensione all’investimento sociale in istruzione più debole rispetto agli altri Paesi”. Nel panorama dell’offerta formativa si stanno moltiplicando i master: quasi 2.000 quelli oggi presenti sul mercato, di cui il 41% alla prima edizione. Il volume d’affari complessivo, in caso di piena collocazione sul mercato, è di 180 milioni di euro, con un ricavo medio di 5.800 euro per iscritto. Per quanto riguarda l’informatica nelle scuole, invece, “100 allievi si dividono 8 computer, contro gli 11,3 computer della media europea a 25 paesi”, ma d’altra parte “69 scuole italiane su 100 dispongono di un accesso a banda larga” e “il 73% delle scuole ha un proprio sito internet”, percentuali che, nell’Ue, sono ferme rispettivamente al 67 e 63%.

L’indulto ha ricondotto le carceri italiane “al di sotto della soglia della capienza massima”, con una popolazione di 38.326 detenuti al 30 settembre. Lo rileva il 40° rapporto annuale Censis sulla situazione del Paese. “Al 31 luglio 2006 – riporta – risultavano presenti nelle carceri 60.710 detenuti, a fronte di una capienza massima di 43.233 unità”. Di questi 38.134, pari al 62,8%, erano condannati, 1.251 internati, gli altri imputati in attesa di giudizio. Gli stranieri “erano 20.088, pari al 33,1% della popolazione carceraria”. Dopo il provvedimento restano in carcere 15.950 condannati con sentenza definitiva (41,8% del totale); diminuiscono i detenuti per reati contro il patrimonio, mentre gli stranieri “pur essendo fortemente diminuiti in valore assoluto (12.369) rappresentano comunque il 32,3% del totale”. Il rapporto segnala l’“insoddisfazione presente all’interno del corpo sociale” riguardo al provvedimento di clemenza, dovuta in parte al fatto che “al momento dell’apertura dei cancelli delle carceri le amministrazioni coinvolte si sono fatte trovare impreparate, e i progetti di reinserimento sociale sono partiti con forte ritardo e non sono stati coordinati in maniera efficace a livello centrale”.

Si è conclusa positivamente “la fase dell’accoglienza e della prima integrazione dei migranti”, secondo il 40° rapporto annuale Censis sulla situazione del Paese, presentato oggi a Roma, ma ora occorre accompagnarli nella “fase due”. Finora gli immigrati hanno avuto la capacità “di fare proprio il modello di sviluppo italiano: un modello fatto di responsabilizzazione individuale, di flessibilità, di lavoro autonomo e di sommerso, che li ha resi indispensabili alle famiglie nei servizi di cura alla persona, creatori di piccole imprese e operai capaci di spostarsi sul territorio assecondando le esigenze del mercato del lavoro”. Ora però, annota il Censis, è “giunto il momento del passaggio alla fase successiva, in cui gli immigrati che si fermano in Italia decideranno se fare proprio il modello di convivenza sociale che gli proponiamo”. Per questo “è fondamentale che vengano messe in campo delle politiche che favoriscano l’iter di stabilizzazione, adottando provvedimenti tesi a facilitare l’ingresso e la permanenza di chi viene in Italia per vivere onestamente”. Un ruolo di primo piano spetta poi alle “singole realtà locali, onde evitare che si creino le comunità separate e gli scontri di civiltà virulenti che hanno attraversato altri Paesi europei”.Sir