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NAPOLITANO CONCEDE LA GRAZIA AD OVIDIO BOMPRESSI; MASTELLA: LA CONTROFIRMERO’ AL PIU’ PRESTO

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha avvertito telefonicamente il ministro della Giustizia Clemente Mastella della firma dell’atto di grazia per Ovidio Bompressi. Stamani il ministro della Giustizia aveva inviato al Quirinale il fascicolo per la grazia con una lettera di accompagnamento in cui si esprime parare favorevole. Il predecessore di Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, favorevole al provvedimento di clemenza, il 24 novembre del 2004 era stato bloccato dall’atteggiamento negativo dell’allora Guardasigilli, Roberto Castelli (Lega Nord). Si era perciò rivolto alla Corte Costituzionale, sollevando un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato. Solo qualche settimana fa, pochi giorni prima della scadenza del Settennato di Ciampi, la Consulta ha chiarito che il potere di grazia spetta al capo dello Stato e il ministro della Giustizia non può porre alcun veto ostacolando la procedura. Napolitano avrebbe potuto decidere, quindi in autonomia nel caso Mastella non fosse stato d’accordo. Ha deciso in base all’istruttoria già compiuta per Ciampi e aggiornata in questi giorni.

“Controfirmerò al più presto, non appena il decreto di grazia tornerà al ministero”. Così il Guardasigilli Clemente Mastella annuncia che, non appena il decreto di grazia per Ovidio Bompressi firmato dal capo dello Stato, tornerà al dicastero di via Arenula, porrà la sua controfirma all’atto. Controfirma che, secondo la Corte costituzionale, è un atto dovuto e che renderà efficace il provvedimento, facendo tornare in libertà Bompressi.

Per Ovidio Bompressi il 30 marzo del 2005 il tribunale di sorveglianza di Genova aveva disposto il differimento per due anni dell’esecuzione della pena, perché la sua detenzione in carcere era incompatibile con il suo stato psicofisico. Attualmente è ai domiciliari nella sua abitazione di Massa.

Bompressi era stato rinchiuso nel carcere di Pisa il 24 gennaio del ’97, dopo la sentenza definitiva della Cassazione che lo condannava a 19 anni, nove mesi e otto giorni di carcere per l’omicidio a Milano (17 maggio 1972) del commissario Luigi Calabresi.

Il 20 aprile del ’98 Bompressi fu liberato “per gravissimi motivi di salute” su decreto del magistrato di sorveglianza pisano, decisione confermata dal Tribunale di sorveglianza di Firenze. In carcere soffriva infatti di depressione ed era dimagrito di 13 chili. Alla scadenza dei termini della sospensione concessa da Firenze, il magistrato di sorveglianza di Massa concesse una proroga, in attesa di una decisione definitiva del Tribunale di sorveglianza di Genova, competente perché Bompressi vive a Massa, comune che rientra nel distretto di Corte d’Appello del capoluogo ligure. I giudici genovesi disposero una perizia. I medici affermano che il detenuto non poteva tornare in carcere per le sue condizioni di salute, ma il Tribunale, nel febbraio 2000, respinse l’istanza di sospensione. Bompressi intanto si rese latitante, dopo il rigetto dell’istanza di revisione del processo il 24 gennaio da parte della Corte d’appello di Venezia.

L’ex appartenente a Lotta Continua si costituì il 7 marzo 2000 nel carcere di Pisa. Il 27 marzo il magistrato di sorveglianza della città toscana dispose la scarcerazione per motivi di salute. Il detenuto, in venti giorni, perse otto chili. La scarcerazione è stata confermata a maggio dello stesso anno dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze, per la durata di un anno.

La richiesta di grazia da parte di Bompressi arriva nel luglio 2000 e prima della scadenza del termine della sospensione chiede una ulteriore proroga, in vista della decisione sul provvedimento di clemenza. Il magistrato di sorveglianza di Massa concesse la proroga, in attesa di una decisione definitiva da parte del Tribunale genovese. Nel frattempo, nell’agosto del 2001, il ministro della giustizia Roberto Castelli decise di non trasmettere al Presidente della Repubblica la richiesta di grazia. L’avvocato Ezio Menzione presentò allora una perizia medica in cui si affermò che Bompressi stava meglio, ma che se fosse tornato in carcere sarebbe ricaduto nella depressione e nell’anoressia.

I giudici genovesi commissionarono allora una perizia ai medici Marcello Canale, Francesco Indiveri e Giovan Battista Traverso, che non esclusero il rischio di una ricaduta in caso di carcerazione. Le perizie furono discusse il 22 gennaio 2002. Sette giorni dopo il tribunale di sorveglianza respinse l’istanza di Bompressi per la sospensione della pena e il giorno dopo Bompressi venne arrestato. In carcere, le sue condizioni di salute peggiorarono e il 21 febbraio 2002 la pena è stata sospesa sospesa.

Il 28 maggio 2002 la Procura generale di Milano trasmise al Tribunale di sorveglianza di Pisa un parere negativo sulla nuova domanda di grazia. Cinque mesi dopo, l’11 ottobre, Bompressi ottenne quattro mesi di detenzione domiciliare per le sue gravi condizioni di salute. Il 23 maggio 2003 il Tribunale di sorveglianza di Genova decise la detenzione domiciliare. (ANSA).