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GIOVANI E RELIGIONE: RICERCA IARD-COP, «DECISIVA LA FAMIGLIA ANCHE SE È UN CANALE DEBOLE»

“Quasi il 70% dei giovani italiani dichiara di aderire alla religione cristiana cattolica”. Un dato che si riduce passando dai piccoli centri alle grandi città (dove si dichiara cattolico meno del 64% degli intervistati), e varia in relazione al genere, alla classe di età e alla zona di residenza degli intervistati. Si dice cattolico, infatti, il 73% delle ragazze contro il 66% dei maschi. La percentuale più alta di cattolici si registra nelle regioni del Sud (80%); la più bassa in quelle del Centro (59,%). Sono alcuni dei dati emersi dalla ricerca “La religiosità giovanile in Italia. Come i giovani italiani vivono il rapporto con la religione, come la religione influisce sulle scelte e sui comportamenti quotidiani”, realizzata dall’Istituto di ricerca Iard Franco Brambilla su commissione del Cop (Centro orientamento pastorale) e presentata stamani a Roma.

Dalla rilevazione, condotta tra la primavera e l’estate 2004 su un campione di 3mila giovani tra i 15 e i 34 anni residenti su tutto il territorio nazionale, emerge inoltre che il 75% degli adolescenti tra i 15 e i 17 anni si definisce credente; un dato che si abbassa al 62% tra i 18 e i 20 anni, per poi risalire al 72% tra i giovani adulti (30-34 anni). “Un rapporto dinamico che cambia nel tempo – commenta lo Iard – passando dal rifiuto di una religiosità imposta ad una riscoperta individuale della religione come strumento di senso della propria vita”, ma si tratta di “una religiosità caratterizzata da “una dimensione sempre più soggettiva” e che di rado “incide sulle scelte e i comportamenti quotidiani”.

“Sono giovanissimi i frequentatori più assidui delle funzioni religiose: il 28% dei 15-17enni riferisce di partecipare alla messa tutte le settimane, contro il 12,1% dei ragazzi tra i 21 e i 24 anni”. È quanto si legge nella ricerca Iard, secondo la quale “è assai più diffusa la preghiera individuale che rappresenta un’abitudine quotidiana per un giovane su cinque”. Undici le tipologie elaborate dallo Iard per descrivere altrettanti modi attraverso i quali gli intervistati vivono la propria dimensione religiosa: “Gli agnostici, i non credenti, coloro che credono in un dio generico, le minoranze religiose, i cristiani generici, i cattolici lontani, gli occasionali (i più numerosi con il 18%), i ritualisti, gli intimisti, i moderati, i ferventi”. Solo per questi ultimi, il 6,7%, la religione “incide profondamente sulle scelte e sui comportamenti quotidiani”. Decisiva, per la trasmissione religiosa, la famiglia d’origine che però oggi appare “un canale debole”.

“Le forme della religiosità giovanile – commenta la ricerca – appaiono dunque frammentate e tese verso la costruzione di una religione bricolage”, mentre “un numero consistente di giovani che si definiscono cristiani ha preso della religione solo un’etichetta”. Ad essi, conclude, si contrappone il gruppo dei “cattolici praticanti, per i quali la definizione di cristiano comporta anche precise scelte di vita”.Sir