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PENA DI MORTE: AMNESTY, «CALANO LE ESECUZIONI MA C’È ANCORA MOLTO DA FARE»

Il 70% dei Paesi nel mondo – pari a 140 – non applicano più la pena capitale, 17 in meno rispetto al 2003, anno in cui è stato istituita la Giornata mondiale contro la pena di morte, che si celebra oggi. Dal 2003, una media di due Paesi all’anno ha abolito la pena di morte per tutti i reati. Tuttavia alcuni Paesi (comprese potenze come la Cina e gli Usa) vi ricorrono con «agghiacciante regolarità». E’ quanto emerge dai dati resi noti oggi da Amnesty international. «Nel 2011 – ricorda Widney Brown di Amnesty -, solo 21 Paesi hanno eseguito condanne a morte, mentre all’epoca della prima Giornata mondiale contro la pena di morte erano stati 28. Nel frattempo, 17 Paesi l’hanno abolita per tutti i reati, un segnale di grande progresso. Nonostante ciò c’è ancora molto da fare per convincere i Paesi rimasti a porvi fine una volta per sempre». L’ultimo è stato la Lettonia, nel gennaio 2012. In aggiunta al numero sconosciuto delle esecuzioni in Cina, ogni anno Corea del Nord, Iran, Usa e Yemen mettono a morte un numero elevato di persone. In alcuni Paesi che mantengono la pena di morte sono stati fatti passi avanti, come nel caso degli Usa, in cui diversi Stati sono diventati abolizionisti. Nel 2012, le esecuzioni risultano in aumento in Iraq, nella striscia di Gaza controllata da Hamas e in Arabia Saudita. In Iraq sono state finora eseguite 119 condanne a morte, quasi il doppio del 2011.

Uno sviluppo particolarmente preoccupante, secondo Amnesty, «è dato da alcuni Paesi che hanno ripreso a eseguire condanne a morte, come Botswana, Gambia e Giappone. In India, il ritorno della pena di morte rischia di essere imminente. In alcuni casi, le esecuzioni sono riprese dopo una lunga interruzione, come nel Gambia, dove la pena di morte non era stata utilizzata per quasi tre decenni». Amnesty International continua a sollecitare tutti gli stati ad abolire la pena di morte. «Nessun sistema giudiziario sulla Terra è perfetto – commenta Brown – e anche quando si rispettassero tutte le garanzie, resterebbe sempre il rischio di mettere a morte innocenti. Nessuno stato può giustificare l’assunzione di un rischio del genere». Insieme ai partner della Coalizione mondiale contro la pena di morte, Amnesty continuerà a promuovere l’adozione di leggi nazionali abolizioniste, a chiedere la ratifica del Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, ad appoggiare gli standard internazionali per l’abolizione o almeno la limitazione della pena di morte e a sostenere l’adozione, alla fine del 2012, della quarta risoluzione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per una moratoria sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena capitale. (Sir)