Italia
RAPPORTO EURISPES: ITALIA QUASI ALLA CRESCITA ZERO, IL 23% DELLE FAMIGLIE A RISCHIO POVERTÀ O INDIGENTI
Un vero e proprio grido d’allarme viene dal Rapporto Italia 2006 presentato questa mattina a Roma dall’Eurispes (Istituto di studi politici economici e sociali), di cui è presidente Gian Maria Fara: L’Italia è già declinata ha detto Fara e pur essendo ancora una tra le prime dieci economie mondiali, ricca di arte e di bellezze naturali, non riesce a passare dalla potenza all’atto, cioè a crescere. Prova ne sia ha proseguito che la competitività è in continuo peggioramento, le spese per la ricerca al minimo (1%), la produttività del lavoro in calo costante (10,8% in dieci anni).
Il dato più drammatico secondo l’Eurispes è però la crescita di povertà relativa delle famiglie. Dal 2001 si protrae la riduzione del potere di acquisto di stipendi e salari, mentre l’inflazione nello stesso periodo è cresciuta del 23,7%. Le famiglie in condizioni di povertà relativa (dati Istat) sono l’11,7%, cioè un numero di 2,674 milioni per un totale di 7,6 milioni di persone. Altri 8 milioni di persone sarebbero – secondo l’Eurispes a rischio povertà. Il totale dei poveri o quasi poveri riguarda quindi il 23% delle famiglie del nostro Paese.
Crescita del credito al consumo del 23,4% (47 miliardi di euro), impennata dell’indebitamento delle famiglie, soldi in prestito dalle banche per far fronte alle spese essenziali (cure mediche, automobili, servizi per la casa ecc.): gli italiani secondo il Rapporto Eurispes presentato oggi a Roma stanno facendo prove tecniche di sopravvivenza. I tagli alle spese sono generalizzati: tempo libero (-61,5%), viaggi (-64%), regali (-72%), ristoranti (-66%).
Cantano vittoria i nuovi ricchi (alti dirigenti, azionisti, broker finanziari, agenti immobiliari, venditori di beni di lusso), mentre piangono i nuovi poveri, quelli che hanno perso dice l’Eurispes -: piccoli risparmiatori travolti da truffe, piccoli artigiani e imprenditori agricoli, lavoratori atipici e a progetto, dipendenti delle fasce medio-basse, pensionati al minimo. Il risultato è un aumento del pessimismo sul futuro (oltre il 70% vede nero o comunque ha un giudizio negativo).