Italia

EURISPES, L’IDENTIKIT DEL CREDENTE; SU MOLTI TEMI «DISCONTINUITA’ TRA CATTOLICI E GERARCHIE»

L’87,8% degli italiani si dichiara cattolico. Un dato in crescita di 8 punti percentuali rispetto al sondaggio effettuato dall’Eurispes quindici anni fa. Ma, allo stesso tempo, solo un terzo dei credenti è anche “praticante”. E’ quanto emerge dall’anticipazione di uno dei sondaggi contenuti all’interno del Rapporto Italia 2006 dell’Eurispes, condotto su un campione rappresentativo della popolazione italiana di 1.070 intervistati e realizzato nel periodo tra il 22 dicembre 2005 e il 5 gennaio 2006.

Il Rapporto, giunto alla 18° edizione, verrà presentato da Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, il 27 gennaio a Roma. I dati emersi rivelano, a detta di Fara, “una discontinuità tra cattolici e gerarchie ecclesiastiche” con i credenti che “si dichiarano favorevoli ai Pacs, all’aborto in caso di pericolo di vita per la madre, alla fecondazione assistita e all’eucaristia per i divorziati risposati”. Nonostante ciò, afferma il presidente dell’Eurispes, “il cattolicesimo sembra rappresentare uno dei pochi collettori identitari possibili, a maggior ragione dopo la crisi delle ideologie: in questo senso, le radici cattoliche costituiscono per gli italiani una bandiera più sentita di quella patria e funzionano come collante culturale, anche se non necessariamente religioso”.

Scorrendo i dati dell’anticipazione Eurispes il 79,3% del campione (cattolici e non cattolici) non condivide il fatto che i divorziati e i risposati civilmente non possano essere ammessi alla Comunione. In particolare, il 77,8% degli intervistati cattolici si dichiara poco o per niente d’accordo con il divieto dell’eucaristia ai divorziati risposati; dall’altro lato, l’89,9% di coloro che si dichiarano non credenti è in disaccordo con questo divieto (il 79,8% per niente e il 10,1% poco).

Il 71,1% degli intervistati (cattolici e non cattolici) è favorevole all’introduzione dei Pacs; scomponendo il dato emerge che si dichiara favorevole il 68,7% dei cattolici interpellati e l’88,4% dei non cattolici. Circa l’aborto l’84,% del campione è favorevole nel caso in cui la madre sia in pericolo di vita (83,2% dei cattolici e 89,9% dei non cattolici), il 74,6% in caso di gravi anomalie e malformazioni del feto (72,9% dei cattolici e 86,8% dei non cattolici) e in caso di violenza sessuale 65,1% (61,9% dei cattolici e 88,4% dei non cattolici). Sul divorzio si è espresso in modo favorevole il 65,6% dei cattolici e il 93,8% dei non cattolici. Oltre la metà del campione intervistato afferma di essere favorevole alla fecondazione assistita (62,5%). Più di un cattolico su due (58,7%) si dichiara favorevole, come pure la larga maggioranza dei non cattolici (89,9%).

Più controverso il dato sull’eutanasia che vede contrario il 44,6% del totale degli intervistati e favorevole il 41,9%. In particolare si è dichiarato favorevole il 38,1% dei cattolici contro il 48,1% dei contrari. Gli indecisi sono il 13,8%. Il 65% del campione, inoltre, non ritiene giusto negare l’Eucaristia ai politici che sostengono leggi non conformi alla legge di Dio (48,5% per niente e 17,5% poco d’accordo).

L’anticipazione del Rapporto Eurispes tratteggia anche “l’identikit del credente”. Emerge che col crescere dell’età aumentano i cattolici: se i giovani tra i 18 e i 24 anni credono nel 71,6% dei casi, tra gli ultrassesantacinquenni questa raggiunge il 96,2%. La quota di chi si dichiara cattolico è più alta fra le femmine (89,4%) che fra i maschi (86%). Geograficamente la quota più alta dei cattolici si riscontra nelle regioni del Centro (90,5%), la più bassa in quelle del Nord-Ovest (86,7%); nessuna area geografica si allontana, però, in modo consistente dalla media. In relazione alla formazione, il numero maggiore di credenti si riscontra fra chi non ha alcun titolo di studio o possiede la licenza elementare (97,2%) e tra coloro i quali sono in possesso della licenza media (93,2%). Al contrario, la percentuale dei cattolici si riduce notevolmente tra i diplomati (85,8%) e tra i laureati: circa tre intervistati su quattro si dichiarano tali (73,5%). Credenti, ma poco praticanti. Tra quanti si definiscono cattolici, soltanto il 36,8% va in Chiesa la domenica o più volte nella stessa settimana, il 23,7% lo fa a domeniche alterne, il 29,8% segue la Messa soltanto nelle principali festività religiose e l’8,1% va in chiesa solo tre volte nella vita (battesimo, matrimonio e funerale). Dai giovani un forte desiderio di religiosità: si reca alla messa tutte le domeniche il 30,8% degli intervistati che hanno tra i 18 e i 24 anni d’età, a fronte del 22,4% e del 28,5% dei soggetti intervistati appartenenti rispettivamente alle fascia d’età 25-34 e 35-44 anni. Per tre intervistati su quattro (76,2%) la motivazione principale che li spinge a recarsi in Chiesa è la preghiera che dunque riveste un valore particolare.

Tra i Sacramenti i “più sentiti” sono il battesimo per l’86,8% e il matrimonio per l’85,3%. Alla confessione viene attribuito un livello di importanza decisamente inferiore rispetto agli altri sacramenti. Italia a metà, infine, sulla cosiddetta ingerenza della Chiesa nelle questioni etiche: il 42,5% è contrario mentre il 41,6% è a favore. Stessa divisione sui temi sociopolitici: per il 44,6% degli intervistati la Chiesa interviene più del dovuto sulle questioni socio-politiche, per il 48,8% l’ingerenza è opportuna (37,6%) se non addirittura inferiore (11,2%).Sir