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ASSEMBLEA CEI: CARD. RUINI SU DEVOLUTION, «LA CEI NON HA DETTO CHE È CONTRO QUESTA LEGGE E NON DARÀ INDICAZIONI AI CITTADINI»

“La Chiesa è sempre stata contraria alle ipotesi separatiste” e auspica che “sia l’unità del Paese sia la solidarietà con la sussidiarietà restino principi fondamentali”. Ma “non ritengo dare giudizi su questa riforma perché andremmo in un campo di ingerenza” che non compete alla Chiesa. Su questo argomento pertanto non ci sarà da parte della Chiesa “nessuna indicazione ai cittadini”. Lo ha detto questa mattina il card. Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana rispondendo alle domande dei giornalisti sulla riforma della “devolution” al termine della 55ª assemblea generale dei vescovi italiani ad Assisi. Il cardinale ha aggiunto: “La Cei non ha detto che è contro questa legge” e dire che “questa legge é separatista” sarebbe per il momento “un ragionamento troppo rapido”. Ciò che invece la Chiesa tiene a ribadire e salvaguardare è “l’unità e la solidarietà del Paese”. Riguardo alla nota del Sir sull’argomento ripresa oggi da molti media, il cardinale ha affermato: “È più che legittimo che il Sir, come pure l’Avvenire, esprimano le loro opinioni. Anzi, è dovere di questi organi manifestare le proprie idee”. “È difficile non vedere in questa riforma – ha proseguito il presidente dei vescovi italiani – elementi di rischi perché le riforme implicano dei cambiamenti e nei cambiamenti i rischi sono sempre impliciti”. Riferendosi al passaggio della sua prolusione sulle “questioni assai controverse”, il cardinale ha specificato che non si trattava di un giudizio, ma di “constatazione di situazione di fatto”. L’auspicio del cardinale è che si possa arrivare al possibile referendum sulla “devolution” “in un clima più sereno possibile e che i cittadini abbiano tutte le informazioni per poter esprimere una propria opinione. Preme che in queste questioni, per il bene del Paese, la dialettica si mantenga su livelli fisiologici e non patologici”. La riforma invece ha conosciuto fino ad oggi “un itinerario che ha visto una contrapposizione forte tra i due schieramenti”. Il card. Ruini auspica che “si possa uscire dalla logica della contrapposizione” e che “le norme costituzionali siano condivise”.

“Pallottole di carta?”: “È una espressione per scherzare e sdrammatizzare, non è pensata in funzione della stampa”: ha risposto così il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, alle domande dei giornalisti a proposito della battuta pronunciata durante l’omelia di mercoledì e ripresa da tutti i giornali. “Ne ho parlato ingenuamente in una messa tra vescovi – ha precisato – non era una battuta pensata in funzione della stampa. Questa espressione la uso da molti anni quando, come capita spesso, ci sono persone che mi dicono: “Ma come fa a resistere?”, “Le siamo vicini nella sofferenza”, o frasi simili. Il senso è di scherzare, sdrammatizzare e riportare al vissuto della realtà. In questo contesto si capisce anche l’uso della parola pallottole”. “Fermarsi alla parola pallottola – ha aggiunto – mi sembra denoti una leggera mancanza di senso dell’umorismo”.

Qualcuno ha anche chiesto un commento sulla “personalizzazione” delle posizioni politiche della Cei, tutte ricondotte al suo presidente: “C’è una effettiva personalizzazione che non mi fa piacere – ha ammesso il card. Ruini – ma non so quali provvedimenti prendere per impedirla, non dipende da me. Questa grande attenzione da una parte ci fa piacere, perché ci permette di esprimerci e di far arrivare i messaggi, dall’altra bisognerebbe che ci si attenesse di più alla realtà. Non penso di aver fatto io particolari azioni per andare verso questo risultato, ma credo sia forse dovuto alle forze politiche, forse al risultato del referendum che ha accentuato tutto ciò. Siamo e sono ben contento che la stampa riprenda, non c’è nessuna intenzione di polemizzare”.

“Sui temi etici di rilievo non c’è ingerenza, la Chiesa espone il suo pensiero sull’uomo e non lo impone ad alcuno”, ha detto ancora il card. Camillo Ruini ai giornalisti che gli hanno chiesto una distinzione tra i temi laicità e laicismo, ingerenza o non ingerenza. “La laicità – ha spiegato – afferma chiaramente la distinzione tra Chiesa e Stato e la legittima autonomia delle realtà terrene. Laicismo è quando si vuole escludere la Chiesa dalla vita pubblica, chiedendo che abbia solo rilevanza privata”. Allo stesso tempo, “si ha ingerenza da parte della Chiesa quando vuole entrare in campi in cui non ci sono temi etici di rilievo – ha detto – allora è bene che la Chiesa non si pronunci. Ma sui grandi temi etici la Chiesa non può non pronunciarsi su ciò che è utile e vantaggioso per l’uomo, non solo per il cattolico. In questi campi non vedo proprio ingerenza”.Sir