Italia

RU486; CARLO CASINI: FALSO AFFERMARE CHE DIMINUISCE SOFFERENZA

L’uso della pillola RU 486 è “gravemente inquietante, la considero una provocazione veteroradicale e veterofemminista ed è falso affermare che diminuisce la sofferenza della donna”. E’ il pensiero dell’on. Carlo Casini, fondatore e leader storico del Movimento per la vita (nato a Firenze nel 1975) e da 14 anni presidente nazionale di questo organismo, che si inserisce così nella polemica di questi giorni relativa all’uso ospedaliero dell’anticoncezionale.

“L’aborto – spiega Casini – è l’uccisione di un essere umano e lo Stato deve fare tutto il possibile usando il metodo della condivisione, e cioé ponendosi accanto alle madri in difficoltà e non contro di loro per tutelare il diritto a nascere del figlio e contemporaneamente garantire alle donne la libertà di non abortire. Per questo ritengo l’uso della RU 486 gravemente inquietante: è infatti il risultato di ricerche prolungate, che hanno impegnato rilevanti risorse economiche e intellettuali ed anche di sperimentazioni su popolazioni del Terzo Mondo. Come nella guerra il ricorso all’arma chimica viene interdetto dalle nazioni civili, così è tristissimo il fatto che tante risorse siano destinate ad eliminare la vita nascente invece che ad aiutare le donne in difficoltà”.

L’ex europarlamentare ritiene, inoltre, che “il tentativo di introdurre la RU 486 negli ospedali italiani abbia soltanto un obiettivo ideologico: quello di convincere la gente che l’aborto è un problema privato risolvibile con un bicchier d’acqua e una pillola. A sua volta questa ideologia vorrebbe convincere che nell’aborto non è coinvolta oltre alla madre anche un altro soggetto. Questa perversa ideologia non è presente neppure nella legge 194, che, anzi è stata promossa e difesa, come allora si disse, con lo scopo di socializzare per prevenire, cioé proprio per difendere il diritto alla vita”.

“E’ ovvio che, comunque – dichiara ancora Casini – la somministrazione della pillola, a norma di legge, deve avvenire in ospedale, ma mi chiedo come sarà possibile rifiutare la immediata successiva dimissione della donna se essa lo chiede sottoscrivendo la relativa richiesta. In pratica è estremamente facile l’aggiramento della legge. E’ inoltre falso affermare che la pillola diminuisce la sofferenza della donna. A parte la notizia di quattro donne morte negli Stati Uniti, una in Canada, una in Francia in conseguenza dell’uso della RU 486, a parte le conseguenze spiacevoli di ordine fisico indicate da non pochi medici, il dato principale è che l’aborto determina nel lungo periodo una sofferenza psichica che aumenta se la donna è personalmente coinvolta in una eliminazione del figlio protratta nello spazio di 48 ore e se vede personalmente il prodotto del concepimento da lei distrutto”.

Secondo il leader del Movimento per la vita “é giunto ora il momento di una svolta incisiva. Liberare le donne dalla necessità di abortire non significa, come erroneamente hanno riferito i giornali, che il Movimento pretende la presenza dei suoi volontari nei consultori pubblici. Ciò non è stato mai domandato perché il Movimento chiede molto di più. La difesa del diritto alla vita non è compito dei soli volontari, è lo scopo essenziale dello Stato. Perciò si chiede che lo Stato nel momento stesso in cui rinuncia a punire l’aborto non rinunci a difendere il diritto alla vita con altri mezzi di più alto profilo e di maggiore efficacia. E’ necessario un ripensamento globale in tema di educazione scolastica, uso dei mezzi di informazione, aiuti economici, sostegno al volontariato. In tale contesto il punto centrale sono i consultori familiari pubblici la cui funzione dovrebbe essere esclusivamente ed univocamente quella di difendere il diritto alla vita e di offrire alternative all’aborto senza alcuna compromissione con esso. Consideriamo pertanto la RU 486 una provocazione veteroradicale e veterofemminista, ma siamo convinti che la discussione possa portare ad esiti esattamente opposti a quelli voluti dai sostenitori di tale pillola e cioé, finalmente, ad una applicazione della prima parte della legge 194/78, che, come ha detto la Corte Costituzionale, deve essere intesa come posta a tutela del diritto alla vita del concepito”. (ANSA).

Ru486, Pontedera forza i tempi