Italia

MINORI STRANIERI; RAPPORTO CARITAS/UNICEF: IN ITALIA NON C’È CONFLITTUALITÀ E DEVIANZA, ALTRI I PROBLEMI

Gli adolescenti figli di immigrati che vivono in Italia non presentano “allo stato attuale, segnali di conflittualità e devianza delle seconde generazioni, come invece è accaduto in altri Paesi europei”: ad affermarlo è il primo Rapporto Caritas/Unicef sull’infanzia straniera in Italia, pubblicato in questi giorni e che verrà presentato a Roma il 5 dicembre. “È infatti raro che i protagonisti di atti devianti siano giovani di origine straniera nati in Italia e cresciuti nel nostro paese – spiega Walter Nanni, della Caritas italiana, tra i curatori del Rapporto -, mentre è molto più frequente il coinvolgimento di ragazzi non accompagnati e di minori vittime di traffico”.

Il volume nasce “dall’esigenza di avere dati indipendenti, in grado di integrare quelli di fonte ufficiale e governativa, sul vissuto reale dei minori stranieri”. La prima edizione si concentra su cinque aree tematiche: la presenza di minori stranieri nel nostro paese; l’integrazione sociale e la devianza; l’inserimento scolastico; la formazione professionale; la dimensione della famiglia.

Riguardo alle condizioni sanitarie i dati mostrano che “non sembra più rilevabile il forte gap di salute alla nascita, registrabile fino a pochi anni fa tra minori italiani e stranieri”, anche se le difficoltà sono legate a condizioni di vita difficile e alle abitudini culturali che portano i genitori a non rivolgersi al pediatra o ai servizi sanitari se non in caso di emergenza. Totalmente assente è infatti il concetto di prevenzione. Molte famiglie straniere devono gestire però grossi problemi nell’accudimento nella fascia di età 0-3 anni, “difficili da superare per gli stessi italiani”, per gli immigrati addirittura “insormontabili”.

“La maggioranza delle famiglie straniere – spiega Nanni – cerca al proprio interno le risorse in grado di fronteggiare eventuali emergenze, ma lo scarso peso delle relazioni interetniche e tra famiglie determina spesso l’incapacità di risolvere alcuni problemi pratici e urgenti. Le difficoltà possono spingere le famiglie a rinviare il bambino nel paese di origine, dove viene accudito dai nonni o altri membri della comunità parentale”. Altro problema segnalato dal Rapporto è un intervento pubblico “debole”, con una “tendenza alla riduzione della presa in carico dei minorenni extracomunitari”.Sir