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RU486, MONS. PLOTTI: NO ALL’ABORTO «FACILE»

“Un aborto più facile finisce per indebolire ulteriormente il principio della tutela sociale della maternità”. Ne è convinto Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa e presidente dei vescovi toscani, che interviene sul dibattito innestato dalla richiesta della clinica ginecologica di Pontedera di importare dalla Francia la pillola abortiva Ru 486.

«La vita – premette Alessandro Plotti in una nota che è pubblicata sul settimanale regionale Toscana Oggi in uscita domani – è un dono di Dio che nessuna creatura è autorizzata a sopprimere né a contrastare nel suo naturale sviluppo. Il fatto che una legge dello Stato, in determinate situazioni, consenta la volontaria interruzione della gravidanza, non attenua la gravità morale dell’aborto».

In particolare «la legge 194 del 1978 – ricorda ancora il presidente della Conferenza episcopale toscana – prevede precise procedure e appositi servizi volti a consentire alla donna incinta – e, col consenso di lei, al padre del nascituro – di valutare possibili scelte alternative all’aborto, rimuovendo le cause che porterebbero all’interruzione della gravidanza. In ogni caso l’aborto deve essere praticato in una struttura sanitaria pubblica o autorizzata, per fornire alla donna adeguata assistenza e anche per esercitare un opportuno monitoraggio del fenomeno. La legge precisa altresì che l’aborto non può essere considerato un metodo contraccettivo, assegnando al medico il compito di informare sulla regolazione delle nascite e la prevenzione di gravidanze indesiderate».

«La possibilità di praticare l’aborto attraverso il farmaco RU 486 – afferma l’arcivescovo di Pisa – pone serie domande alla coscienza dei credenti, al senso di umanità di tutti i cittadini e alla responsabilità delle autorità civili e del personale addetto ai servizi sanitari». Poiché l’aborto farmaceutico, secondo gli esperti, non è «esente da rischi per la donna, resta la necessità di assistenza sanitaria per chi vi si sottopone». Ma l’introduzione della pillola abortiva pone un’altra questione, in questo caso di tipo etico e culturale: «occorre domandarsi, infatti, se l’idea di un aborto più facile non finisca per indebolire ulteriormente il principio della tutela sociale della maternità, allontanando ancor più l’eventualità di ripensamento della decisione di interrompere la gravidanza». E così – chiosa Alessandro Plotti – la nostra società «fa un altro passo avanti sulla via dell’individualismo, che prevale sul senso di responsabilità personale e comunitario».

Pillola Ru486, intervento di mons. Plotti