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PAKISTAN, VESCOVI SU CASO RIMSHA: APPURARE VERITA’ SU FALSE ACCUSE E’ GUADAGNO PER TUTTO IL PAESE

Islamabad (Agenzia Fides) – «Appurare la verità sul caso di Rimsha Masih, e sulle false accuse, è un guadagno non solo per la comunità cristiana, ma per tutto il Pakistan: sarà un beneficio per la democrazia, per la giustizia, per il rispetto della legalità e dei diritti di tutti i cittadini. False accuse di blasfemia, infatti, hanno colpito le minoranze religiose ma anche centinaia di cittadini musulmani»: è quanto dichiara all’Agenzia Fides p. Emmanuel Yousaf, Direttore della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Pakistan, esprimendo, a nome di tutto l’Episcopato cattolico, “soddisfazione e speranza perché la verità e il bene vincano nella triste vicenda della piccola Rimsha”.

P. Yousaf è stato presente questa mattina, 3 settembre, all’udienza nel Tribunale di Islamabad che tratta il caso e informa Fides che la Corte si è aggiornata a venerdì 7 settembre. “Siamo convinti – spiega – che venerdì Rimsha sarà libera. Il suo rilascio sarà una vittoria della verità ma sarà anche una vittoria per tutta la nazione. Il caso di Rimsha diverrà un caso esemplare: da tempo, infatti, i Vescovi e le minoranze religiose, i difensori dei diritti umani, segnalavano gli abusi di tale legge sulla blasfemia. Ora questa distorsione è sotto gli occhi di tutti”.

Il Direttore della Commissione “Giustizia e Pace” nota che “non vi sono state manifestazioni di radicali islamici contro Rimsha o in difesa dell’imam arrestato. Anzi, importanti leader islamici come Tahir Ashrafi, del ‘All Pakistan Ulema Council’, hanno difeso Rimsha e denunciato gli abusi della legge sulla blasfemia, condannando pubblicamente l’imam e chiedendo che sia punito”. Il mufti Naeem della moschea “Jamea Bin Nooria” di Karachi ha perfino espresso la disponibilità ad “accogliere ed accudire Rimsha e la sua famiglia”, come gesto di solidarietà interreligiosa.

Come riferito a Fides, per dare un risalto nazionale, giuridico e culturale, alla vicenda di Rimsha e renderla un monito per tutti, l’avvocato cattolico Kahalil Tahir Sindhu ha chiesto che i 17 giudici della Corte Suprema del Pakistan emettano un pronunciamento “suo moto” (di propria iniziativa) ribadendo i punti nodali del caso. (PA)