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OTTO PER MILLE: 6.200 PROGETTI NEI PAESI POVERI

In Africa, America Latina, Asia, Medio Oriente, ma anche in Europa: sono stati 6275 gli interventi caritativi (per un totale di 710 milioni di euro) effettuati in quindici anni (dal 1990) utilizzando i fondi dell’otto per mille per finanziare progetti di sviluppo nel Sud del mondo, così come documentato dal volume “Dalla Parola alle Opere. 15 anni di testimonianza del Vangelo della Carità nel Terzo Mondo” pubblicato dal Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della Cei e presentato oggi a Roma.

Dei 6275 interventi complessivi, nel continente africano sono stati 2314, mentre in quello latino-americano 2132. In Asia 1380, in Europa 146, in Medio Oriente 176, in Oceania 21, mentre è di 106 il numero degli interventi soprannazionali. La maggior hanno riguardato progetti di formazione (471.130.200 euro per 4631 interventi); seguono 311 interventi per le emergenze umanitarie (come lo tsunami) per un totale di 105.452.580. Sono invece stati 69.357.638 euro i fondi destinati a 770 interventi di costruzione. Tra i progetti sulla formazione 1217 riguardano il settore delle comunicazioni, 810 per favorire l’apprendimento e la conoscenza di particolare attrezzature da lavoro; 605 hanno preso in considerazione il settore dell’ambiente. Gli ambiti di azione: alfabetizzazione, formazione professionale in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico, cooperativo e delle comunicazioni sociali. Alcuni esempi: trasmissioni radio nello Stato brasiliano del Paranà; corsi di taglio e cucito, di falegnameria e agricoltura in zone svantaggiate del Camerun; un centro per la cura dell’ulcera di Buruli (una malattia della pelle, simile alla lebbra, che richiede una cura dai 6 mesi ai 3 anni) in Costa D’Avorio; l’avvio di cooperative musicali con formazione di musicisti, compositori e direttori nella Repubblica Democratica del Congo; un ospedale modello in Uganda e la valorizzazione della cultura khmer in Cambogia.

Una rendicontazione dei fondi dell’otto per mille destinati agli interventi caritativi nel Sud del mondo “che intende mostrare alla popolazione italiana come i soldi affidati attraverso la firma annuale sono utilizzati con trasparenza ed efficacia, a sostegno della popolazione povera e con spirito di solidarietà”, ha detto mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, presentando il volume. “Dai 13 milioni di euro a disposizione nel 1990 – ha detto mons. Betori – siamo passati ai 66 milioni di euro nel 2003, a testimoniare la fiducia crescente degli italiani”. Mons. Betori ha anche sottolineato la caratteristica del Comitato, la sua “agilità”, nel senso che i costi di gestione incidono solo sul 4% del totale. “Di anno in anno – ha precisato – tendiamo ad aumentare le cifre destinate a questo scopo, anche se non vogliamo far crescere troppo la struttura per non pesare sull’erogazione dei fondi”.

Mons. Betori ha voluto anche smentire alcune “falsità” a proposito delle polemiche sull’otto per mille: “E’ falso che la Chiesa non rendiconti queste somme perché pubblichiamo sempre i bilanci, anche sui settimanali diocesani; è falso che non si documentino le cifre spese per la pubblicità e per promuovere la partecipazione alla firma dell’otto per mille. Non si comprende questo accanimento mentre la Chiesa continua a mostrare con trasparenza il buon uso di queste somme”. Mons. Piergiuseppe Vacchelli, presidente del Comitato, ha ricordato che “non può esistere comunità cristiana senza servizio di carità”, da qui l’impegno della Cei a favore dei poveri del mondo. Rispondendo alla domanda di un giornalista ha precisato che il 55-60% dei progetti presentati non vengono accettati perché privi dei requisiti richiesti.Sir