Italia

RIFUGIATI: PER AMNESTY, CENTRI PERMANENZA TEMPORANEA VIOLANO DIRITTI RICHIEDENTI ASILO

«L’Italia sottopone a detenzione un numero sempre crescente di richiedenti asilo, in violazione degli standard del diritto internazionale dei rifugiati»: nel suo ultimo rapporto, «Presenza temporanea, diritti permanenti», presentato oggi a Roma, Amnesty International rivela una serie di violazioni dei diritti umani alle quali, secondo l’organizzazione, i cittadini stranieri vengono sottoposti durante la permanenza nei centri di permanenza temporanea e assistenza, ed esprime preoccupazione circa la possibilità che problemi simili possano verificarsi anche nei centri di identificazione, di recente istituzione e destinati in particolare proprio ai richiedenti asilo.

Il rapporto è stato presentato oggi a Roma dalla curatrice, Nerys Lee, e dai vertici della sezione italiana di Amnesty International, che hanno sottolineato la “assoluta assenza di una interlocuzione con il governo e in particolare con il ministro dell’interno Pisanu”, che non ha risposto alle numerose sollecitazioni e richieste di accesso ai Cpt dell’organizzazione umanitaria.

Ogni anno, è stato sottolineato, l’Italia espelle o rifiuta l’ingresso a migliaia di cittadini stranieri, alcuni dei quali richiedenti asilo. In attesa dell’espulsione, molte di queste persone sono trattenute nei Cpt, a volte anche più dei 60 giorni previsti dalla legge come limite massimo di permanenza nei centri. «I richiedenti asilo – è stato rimarcato – possono essere detenuti soltanto in circostanze eccezionali, come prescritto dagli standard internazionali. Allo stesso modo, la detenzione dei migranti entrati o presenti in Italia senza autorizzazione andrebbe applicata soltanto nelle circostanze previste dalla legge e conformemente ai principi internazionali dei diritti umani».

Attualmente – si legge nel rapporto – in Italia migliaia di persone passano per i Cpt: secondo dati ufficiali, 14.223 nel 2003 e 15.647 nel 2004; ogni anno, una metà di queste persone viene espulsa al termine della permanenza nei centri, mentre un quarto viene rilasciato dopo i 60 giorni. I Cpt in Italia sono una quindicina.

Il rapporto contiene dettagliate denunce secondo cui persone trattenute nei Centri sono state sottoposte ad aggressioni fisiche da parte di poliziotti o del personale di sorveglianza e alla somministrazione eccessiva o abusiva di sedativi. Molti immigrati incontrano difficoltà nell’accedere alla consulenza di esperti, necessaria per fare ricorso contro provvedimenti di espulsione o denunciare abusi.

Amnesty denuncia poi la situazione di «alta tensione esistente nei Cpt, con frequenti proteste, tentativi di fuga ed episodi di autolesionismo». I centri sono spesso sovraffollati, con strutture inadeguate, condizioni di vita talvolta inaccettabili e cure mediche non soddisfacenti. Una «fotografia» della situazione nei Cpt, comunque, che non si basa su situazioni verificate direttamente dall’organizzazione umanitaria, che non ha potuto accedere ai Centri in quanto «le richieste avanzate sono state finora rifiutate». Le denunce però, sebbene fornite da terzi, sono «rese credibili dal loro numero, coerenza e regolarità e dalle conclusioni degli organismi intergovernativi e di serie ong nazionali e internazionali».

Per quanto riguarda i richiedenti asilo, il rapporto denuncia come molte persone nei Cpt abbiano difficoltà ad accedere alle procedure, con il conseguente rinvio in Paesi dove sono a rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Durante l’ultimo anno – sottolinea Amnesty – più volte «l’Italia ha espulso interi gruppi di persone giunte via mare, senza un’adeguata considerazione di ogni situazione individuale, in violazione degli standard internazionali dei diritti umani e dei rifugiati». «Il modo in cui il governo italiano affronta gli arrivi via mare – continua – sta seriamente compromettendo il diritto fondamentale di chiedere asilo e il principio di non-respingimento, che proibisce il rinvio forzato di chiunque verso un territorio in cui passa esservi un rischio di violazioni gravi dei diritti umani». Da aprile, la legge prevede la permanenza della maggior parte dei richiedenti asilo in «Centri di identificazione» mentre le loro richieste vengono esaminate. La curatrice del rapporto si è detta preoccupata che la situazione dei Cpt possa estendersi anche ai Centri di identificazione. Amnesty ha quindi elaborato una serie di raccomandazioni rivolte alle autorità italiane, in cui vengono sottolineati i principali standard internazionali applicabili alle persone trattenute nei Cpt e nei Centri di identificazione, e sono evidenziate le linee guida sulle procedure di ‘rinvio forzato’ di cittadini stranieri, adottate dal Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa nel maggio scorso, nelle quali si richiamano i diritti esistenti sulla base delle norme internazionali.

Amnesty chiede tra l’altro l’istituzione di organismi indipendenti di monitoraggio e ispezione, che possano entrare senza preavviso in tutti i luoghi di trattenimento. Chiede inoltre che il personale dei centri abbia una formazione adeguata anche dal punto di vista dei diritti umani e dei richiedenti asilo, e che sia garantito a tutti l’accesso alla difesa legale. «È giunto il momento – ha concluso Lee – che le autorità italiane riconsiderino profondamente la loro attuale politica, legislazione e prassi circa il trattamento dei migranti irregolari e dei richiedenti asilo, adeguandoli agli standard internazionali dei diritti umani e del diritto dei rifugiati». (ANSA).

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