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REFERENDUM, MONS. PLOTTI: GLI ITALIANI HANNO CAPITO CHE LA VITA E’ SACRA

«Io credo che, al di là degli inviti pressanti all’astensione, gli italiani abbiano capito e abbiano voluto far capire a chi sosteneva il sì, che la vita, anche in embrione, è sacra, che la salute della donna va tutelata con ben altri orientamenti, che la scienza non può progredire a favore dell’uomo senza limiti etici, e che l’eugenetica non può realizzarsi attraverso un perenne compromesso con la manipolazione della struttura naturale della vita umana». Lo afferma il presidente della conferenza episcopale toscana, mons. Alessandro Plotti, in un intervento che apparirà sulle pagine diocesane di Pisa (Vita Nova) del prossimo numero di Toscanaoggi.

«Non è certo un referendum, un sì o un no, che può dirimere un dibattito filosofico e teologico così complicato e difficile – avverte l’arcivescovo di Pisa -. Occorre oggi più che mai una riflessione seria e pacata, culturalmente rispettosa, su queste tematiche, che mettono in gioco addirittura il destino dell’uomo». Per questo «sarebbe nefasto, se dovessimo gridare vittoria e bloccare una ricerca così essenziale sui grandi temi della qualità della vita e della natalità». Da qui l’auspicio che «schieramenti politici diversi e di orientamenti culturali distanti, sappiano ritrovarsi a discutere per trovare soluzioni che, senza manomettere l’integrità della vita nascente, diano all’umanità una nuova speranza di gioia e di salvezza».

Il presidente dei vescovi toscani replica con una punta di polemica anche a chi vuol leggere il trionfo dell’astensione come una prova dello «strapotere» dei vescovi. «Fino a ieri sulla grande e influente stampa laica si osservava che ormai anche i cattolici non danno più retta al magistero della Chiesa, che c’è una forte divaricazione tra ciò che la Chiesa insegna e il comportamento dei fedeli, che nelle loro scelte non si ispirano più alla dottrina morale della gerarchia… Ora, improvvisamente, ad un cenno del cardinale Ruini e della Conferenza episcopale italiana il 75% degli italiani, senza battere ciglio, obbedisce e si uniforma all’insegnamento della Chiesa. Ma come è possibile una “conversione” così rapida e plebiscitaria? Non sarà che l’avversione alla Chiesa – si chiede ancora mons. Plotti – porta a vederla sempre sotto questa luce così negativa e settaria?».

Referendum, anche in Toscana quorum lontano