In un territorio sempre più ricco di presenze straniere, i settimanali diocesani sono chiamati a diventare laboratorio culturale capace di riempire di contenuto i valori con una elaborazione culturale forte, ed essere strumenti di mediazione perché tra le tante voci non ci sia conflitto ma dialogo. È la sfida che i 150 settimanali diocesani riuniti nella Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) stanno elaborando a Ravenna nel corso di un convegno nazionale che quest’anno ha scelto come tema Il dialogo ecumenico nella nuova Europa. Il fenomeno migratorio racconta don Vincenzo Doriano De Luca, vice direttore della Nuova Stagione’ di Napoli ha un impatto molto forte sia dal punto di vista culturale che religioso sul territorio che i settimanali cattolici ricoprono nelle loro cronache. È chiaro che in un contesto di pluralità, il giornale è chiamato a diventare sempre più laboratorio culturale e strumento di mediazione perché le tante voci presenti in città non diventino causa di conflitto ma motivo di dialogo e arricchimento reciproco. I settimanali si sentono anche interpellati dalla nuova Europa che chiede alle Chiese una collaborazione chiara e specifica. Secondo don Giorgio Tonelli, direttore de Il Ponte di Rimini, si tratta di riempire le affermazioni di contenuto perché in Europa non si scada in una vana retorica di valori. Dall’Europa, giunge pertanto un invito forte alle Chiese perché si facciano promotrici di una seria elaborazione culturale. In questo senso, aggiunge Claudio Turrini di ToscanaOggi, la mancata citazione delle radici cristiane nel Trattato costituzionale europeo può in definitiva costringerci a riflettere per quale motivo l’Europa ha deciso di tagliare i ponti con le Chiese e a ripensare quale cristianesimo proporre all’uomo di oggi. In questo processo i settimanali diocesani possono dare un contributo prezioso nel momento in cui ogni giorno tentano di dare una lettura cristiana della realtà e di comunicarla con un linguaggio comprensibile all’uomo di oggi.Sir