Italia

COMMERCIO ARMI, APPELLO AI PARLAMENTARI; AUMENTO RECORD PER INDUSTRIA BELLICA ITALIANA

“Aria di festa nell’industria bellica italiana”: la vendita di armi ad altri Paesi è aumentata nel 2004 del 16% rispetto all’anno precedente, con nuove autorizzazioni all’esportazione pari a 1,5 miliardi di euro, “una cifra record nell’ultimo quadriennio”. La denuncia viene dalla Campagna “Control Arms”, che presenta oggi a Roma il commento alla relazione governativa 2005 sull’export bellico e i suoi appoggi bancari. Al tempo stesso la Campagna – che chiede l’adozione di un trattato mondiale sul commercio delle armi e norme più restrittive nell’esportazione di armi leggere attraverso una “foto-petizione” che sta raccogliendo un milione di volti in tutto il mondo – interloquisce oggi con alcuni parlamentari italiani, ai quali vengono fatte alcune richieste specifiche: aderire personalmente e chiedere l’adesione anche al gruppo a cui appartengono; fare una mozione a sostegno del Trattato Internazionale. Diversi governi – tra cui Regno Unito, Finlandia, Cambogia, Kenya, Mali, Costa Rica, Islanda e Nuova Zelanda,Zambia – si sono infatti già impegnati a sostenere il trattato internazionale sulle armi.

Ai parlamentari viene anche chiesto di “attivare tutti gli strumenti parlamentari(interrogazioni, audizioni, ecc.) per chiedere il rispetto della legge 185 sul commercio delle armi e di avviare un gruppo di lavoro parlamentare per elaborare proposte legislativa in merito all’introduzione di una legislazione nazionale sugli intermediatori di armi (brokers) e più rigidità in materia di armi leggere”. Nel commento alla relazione 2005 viene evidenziata la tendenza del governo a rassicurare sulla destinazione della vendita di armi “con una posizione di cautela verso Paesi in stato di tensione”, visto che ai primi posti figurano Paesi come Regno Unito, Norvegia, Polonia, Portogallo, Stati Uniti e Grecia. “Ma i problemi permangono – spiega Giorgio Beretta, dell’Osservatorio permanente armi leggere –. La lista delle 690 nuove autorizzazioni concerne ben 65 Paesi tra cui la Malaysia, la Turchia, l’India, il Pakistan, il Perù”. Il governo si dice anche preoccupato degli effetti della Campagna “Banche armate”, dato che “molti istituti, pur di non essere catalogati tra le cosiddette ‘banche armate’ – si legge nella relazione governativa – hanno deciso di non effettuare più o limitare significativamente le operazioni bancarie connesse con l’importazione e l’esportazione di materiali d’armamento”. Ma secondo Beretta, che confronta i dati della relazione presentata al Ministero dell’economia-finanze, “si apprende invece tutt’altra storia” con un “incremento notevole delle transazioni bancarie” e con “due banche italiane – Banca di Roma e Gruppo bancario San Paolo Imi che da sole ricoprono quasi il 60% delle autorizzazioni”. Positivi passi sono stati fatti da altre banche come Unicredit (“solo l’1,5% delle autorizzazioni”), con “l’uscita definitiva di Mps e la bassissima quota di autorizzazioni di Banca Intesa”. A fronte di questi dati preoccupanti i responsabili della Campagna chiedono quindi una “mobilitazione generale per un controllo più preciso del commercio di armi, aderendo il più possibile alla foto-petizione”.Sir