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LA PIRA: 5 VOLUMI CON LETTERE A DE GAULLE E PAPA GIOVANNI; CONVEGNO A FIRENZE
A quattro giorni dalla chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione di Giorgio la Pira, si apre oggi, venerdì 8 aprile, un convegno internazionale sul pensiero dell’ex sindaco «santo» di Firenze. Nell’occasione vengono presentati cinque nuovi volumi (1500 pagine totali), che sono il risultato di studi sulla sua figura politica e religiosa con numerosi inediti tra cui lettere che La Pira scrisse a Charles De Gaulle, Papa Giovanni XXIII e Martin Buber. Il convegno, che si svolgein due giornate presso il cenacolo di Santa Croce a Firenze, rientra nell’ambito delle celebrazioni dell’anno del centenario della nascita di La Pira, prevede un nuovo appuntamento nel prossimo mese di novembre.
I volumi, frutto di cinque gruppi di studio che hanno lavorato per più di due anni, sono dedicati al pensiero lapiriano sulla unione europea, sulla questione mediorientale, sulla decolonizzazione e sul’Olocausto, temi questi che La Pira aveva approfondito con studi e viaggi. Tra questi quello del 1959 in Unione Sovietica, che per La Pira segnava la necessaria apertura verso l’Europa orientale e la religione ortodossa, nell’ottica di un dialogo tra religioni che ha contrassegnato tutta la sua vita. Tra le lettere pubblicate, più di 500 sono indirizzate a De Gaulle, che per La Pira è delle figure più significative di cristiano impegnato in politica, sui temi della laicità e della decolonizzazione; altri inediti sono rivolti a Papa Giovanni XXIII e al filosofo austriaco Buber, con il quale dialogò soprattutto del problema dell’antisemitismo.
«Questo tema era particolarmente sentito da La Pira – spiega Giulio Conticelli, vice presidente della Fondazione omonima – in gioventù fu colpito dal grave lutto dell’amico e docente ebreo Federico Cammeo, che ebbe la moglie e una figlia deportate nel campo di concentramento di Auschwitz e fu allontanato dall’insegnamento a causa delle leggi razziali. Da sindaco, nel 1951, visitò la sinagoga di Firenze nel segno della laicità delle istituzioni e del dialogo religioso». «È poi singolare – aggiunge – come La Pira e Papa Giovanni Paolo II abbiano avuto, pressappoco nei medesimi anni, le stesse fonti su cui studiare ed anche amici comuni, come per esempio i domenicani Garrigou-Lagrange e Ciappi a Roma nel 1946, dove La Pira era impegnato nella Costituente e Wojtyla arrivò dalla Polonia per approfondire gli studi teologici. Questo è sicuramente un tema da sviluppare nel corso di ulteriori studi».(ANSA)