Italia

CARD. RUINI: «CONFORTANTE» LA SALUTE DEL PAPA; LA VICINANZA DELLA CHIESA ITALIANA

Il decorso post-operatorio del Papa “appare confortante”, e i vescovi italiani sono “a lui intimamente mantenere uniti, se possibile oggi più di prima, con l’affetto, la gratitudine, l’ammirazione e la preghiera”, nel chiedere “a Dio di mantenergli intatta la sua straordinaria forza interiore e di conservare ancora a lungo questo grande Pastore alla Chiesa e all’umanità”. Lo ha detto il card. Camillo Ruini, presidente della Cei, che aprendo i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani (in corso a Roma fino al 10 marzo) ha ricordato come, in occasione dei due ricoveri ravvicinati di Giovanni Paolo II al Gemellli, “l’emozione del mondo è stata grande e immenso il coro delle preghiere che si sono elevate per il Papa, a conferma dell’affetto e della venerazione che lo circondano, anche oltre i confini della Chiesa cattolica e dell’intera cristianità”.

Citando poi le parole dell’Angelus del 6 febbraio e quelle che il Papa ha scritto dopo la tracheotomia, Ruini ha sottolineato che “esprimono in modo tanto semplice quanto preciso ed efficace sia l’atteggiamento personale con cui Giovanni Paolo II vive anche in questa situazione il mistero che il Signore le ha affidato, sia il senso profondo e teologale di questo ministero”. Tra i “gravi lutti” che hanno colpito la Chiesa in questi mesi, il presidente della Cei ha ricordato mons. Luigi Giussani, “fondatore e anima dei Comunione e Liberazione e di molte altre realtà e iniziative ecclesiali e sociali, in Italia e in gran parte del mondo”. “Con lui – ha detto il cardinale – la presenza della Chiesa tra gli studenti, e poi viva via in sempre nuovi ambiti della vita e della cultura, ha conosciuto una nuova giovinezza, resa possibile dall’intimo legame a Gesù Cristo e giocata su molteplici frontiere con creatività e coraggio. Chiediamo dunque al Signore che la sua grande eredità si mantenga forte e vitale in mezzo a noi, per il bene della Chiesa e per la testimonianza del Vangelo nel nostro tempo”. Sir

Prolusione al Consiglio permanente del 7 marzo 2005