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ACCORDO ISRAELE-SANTA SEDE: LEWY (ISRAELE), «FIRMA POSSIBILE PRIMA DI DICEMBRE»
«Siamo seriamente intenzionati a chiudere l’Accordo economico con la Santa Sede. La prossima plenaria si terrà a dicembre ma non è detto che non si possa firmarlo anche prima». Lo ha detto l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Mordechay Lewy, che, al termine del suo mandato, oggi ha voluto salutare la stampa. Nel tracciare un bilancio dei suoi quattro anni trascorsi come ambasciatore accreditato presso la Santa Sede, Lewy si è soffermato sui negoziati sull’Accordo economico tra i due Stati dichiarando che «restano pendenti solo questioni giuridiche che possono essere risolte». Sulla firma peserebbero i tempi necessari «alla doppia traduzione del testo, i negoziati sono condotti in inglese, e per risolvere alcuni punti legati alla municipalità di Gerusalemme e all’autorità del parco nazionale, che sono enti separati dallo Stato di Israele e non sono rappresentati negli incontri». Lewy è stato chiaro anche sulla ratifica dell’Accordo da parte del Parlamento israeliano: «Non ci dovrebbero essere problemi. Se il governo vuole ci sarà ratifica».
Con le dichiarazioni odierne l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede ha confermato quanto già espresso al Sir, lo scorso 13 giugno, quando affermò che «l’Accordo sarà siglato a breve ma non sono in grado di dire se sarà firmato entro la fine dell’anno ma potrebbe essere possibile. Sarà un grande risultato per i due Stati, per Israele sarà un passo avanti per la normalizzazione dei rapporti con la Santa Sede, per approfondire il cammino di riconciliazione ma anche per una più vasta cooperazione nel campo della lotta all’antisemitismo e all’antigiudaismo». Nel corso del briefing Lewy ha parlato anche della situazione legata al rilascio dei visti al personale della Chiesa: «Fino ad oggi non era immediatamente chiaro chi aveva titolo per entrare, e tra chi arrivava in Israele vi era chi doveva prima essere annunciato, a volte controllato, osservato. Ora la regola è cambiata dal momento che vige il principio che puoi entrare in Israele poiché hai un passaporto diplomatico. Rispettiamo questa regola contenuta in molte convenzioni internazionali. A un cittadino siriano non è consentito l’ingresso in Israele poiché è proveniente da un Paese nemico, ma se possiede un passaporto diplomatico vaticano, è chiaro che la regola viene rispettata. Credo sia un buon passo in avanti». (Sir)