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FINANZIARIA, ACLI: PROVVEDIMENTI POCO EQUI PER LA FAMIGLIA

“Non siamo certo contro l’abbassamento delle tasse, ma era piuttosto necessaria una riforma fiscale basata sul quoziente familiare, per realizzare quell’equità orizzontale che oggi è del tutto sconosciuta. Siamo qui di fronte ad una palese violazione di un principio costituzionale, in quanto le famiglie povere, numerose, monoreddito e monoparentali, pagano in proporzione molte più tasse degli altri nuclei familiari”. Mentre il Senato ha preso in esame i documenti della legge finanziaria per il 2005, giunta alle fasi finali del dibattito parlamentare, le ACLI sottolineano alcuni contenuti della stessa “finanziaria” che presentano elementi problematici. A proposito delle disponibilità finanziarie dei Comuni, si nota che ” risulta fortemente limitata l’autonomia degli enti locali rispetto alla possibilità di aumentare, attraverso varie soluzioni, le proprie entrate sia fiscali che extra tributarie. I maggiori limiti per l’autonomia fiscale degli enti locali sono legati anche all’ulteriore previsione che non è possibile aumentare l’addizionale comunale Irpef per i Comuni, salvo per quelli che non l’hanno mai introdotta fino al 2004. Inoltre vengono ingessati i bilanci per gli anni 2006-2007 in quanto viene stabilito un aumento in misura del tetto massimo del 2% rispetto all’anno precedente”.

In tema di welfare, secondo le Acli “la mancata definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale (liveas) e del loro adeguato finanziamento impediscono la risposta ai bisogni, al benessere dei cittadini e delle famiglie, e compromette il rafforzamento della coesione sociale fattore di sviluppo economico. Il dato più negativo risulta essere l’inadeguato finanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali che scende da 1 miliardo e oltre 884 milioni ripartiti nell’anno in corso (comprensivo dei 150 milioni di euro dello stanziamento per gli asili nido ex lege 448/2001) a 1 miliardo e oltre 276 milioni di euro per il 2005”.

Le Acli sottolineano anche che “vi è un problema ineludibile che si è acuito nel tempo: le famiglie povere. I recenti dati Istat sono impressionanti: il 10,6 % delle famiglie italiane vive in condizione di povertà relativa. In alcune Regioni questo dato sale a un quarto delle famiglie. Crescono a oltre l’11% quelle monogenitoriali con disagi e difficoltà che si riversano sui minori, mentre la denatalità e il conseguente cambiamento demografico del Paese rimane la nostra peggiore ipoteca sul futuro”. Preoccupazioni sono state espresse anche per il “mercato del lavoro sempre più flessibile” e per il Mezzogiorno “abbandonato al suo destino”.

Infine, un aspetto non secondario toccato dalle Acli è quello del sostegno alla cooperazione internazionale: “L’Italia è arrivata al minimo storico (0,13%) della percentuale di risorse sul Pil impiegate per l’aiuto allo sviluppo dei Paesi più poveri del pianeta. Tutti gli impegni che il governo si è assunto nei vertici internazionali sullo sviluppo (aiuti allo 0,3% del Pil) sono ignorati e disattesi e, mentre si trovano sempre i fondi per gli interventi, in diversi posti nel mondo, del nostro esercito – Iraq compreso – viene di fatto azzerato lo stanziamento per la cooperazione allo sviluppo, in particolare per la cooperazione ‘a dono’ necessario a finanziare i programmi co-promossi con le Ong, compresi quelli già approvati dal ministero degli Esteri”. Fonte: Agenzia Sir