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QUIRINALE, IL NO DI CASTELLI ALLA GRAZIA PER OVIDIO BOMPRESSI

«Il presidente della Repubblica ha ricevuto questa mattina al Palazzo del Quirinale il ministro della Giustizia, senatore Roberto Castelli» Recita così il comunicato ufficiale emesso oggi dal Quirinale con il quale si dà notizia che «il capo dello Stato ha firmato i decreti di concessione della grazia in favore di Luigi Pellè, di Aldo Orrù e di Graziano Mesina, inviatigli in precedenza dallo stesso ministro». Il comunicato prosegue precisando «che l’8 novembre scorso il presidente della Repubblica, dopo attento e accurato esame della documentazione fattagli pervenire, su sua richiesta, dal ministro della Giustizia, aveva comunicato al Guardasigilli di essere pervenuto nella determinazione di concedere la grazia della pena detentiva residua a Ovidio Bompressi e lo aveva invitato a inviargli il relativo decreto ai fini della sua emanazione. Nel corso della udienza di oggi, il ministro Castelli ha fatto presente di essere contrario alla concessione della grazia a Ovidio Bompressi e che, conseguentemente, non è in grado di inviare al capo dello Stato il relativo decreto. Il presidente della Repubblica ha preso atto di tale comunicazione e si è riservato di assumere le proprie decisioni».

Ovidio Bompressi finisce in carcere a Pisa il 24 gennaio del ’97, dopo la sentenza definitiva della Cassazione che lo condanna a 19 anni, nove mesi e otto giorni di carcere per il delitto Calabresi. Il 20 aprile del ’98 viene liberato «per gravissimi motivi di salute” su decreto del magistrato di sorveglianza pisano, decisione confermata dal Tribunale di sorveglianza di Firenze. Bompressi in carcere soffriva di depressione ed era dimagrito di 13 chili. Alla scadenza dei termini della sospensione concessa da Firenze, il magistrato di sorveglianza di Massa concede una proroga, in attesa di una decisione definitiva del Tribunale di sorveglianza di Genova. Quest’ ultimo è competente perché Bompressi, da quando è libero vive a Massa, comune che rientra nel distretto di Corte d’ Appello del capoluogo ligure. I giudici genovesi dispongono una perizia. I medici affermano che il detenuto non può tornare in carcere per le sue condizioni di salute, ma il Tribunale, nel febbraio 2000, respinge l’istanza di sospensione. Bompressi intanto si è reso latitante, dopo il rigetto dell’istanza di revisione del processo il 24 gennaio da parte della Corte d’ appello di Venezia. Bompressi si costituisce il 7 marzo 2000 nel carcere di Pisa. Il 27 marzo il magistrato di sorveglianza della città toscana dispone la scarcerazione per motivi di salute. Il detenuto, in venti giorni, ha perso otto chili. La scarcerazione è confermata a maggio dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze, per la durata di un anno. Nel luglio del 2000 Bompressi chiede la grazia. Prima della scadenza del termine della sospensione chiede una ulteriore proroga, in vista della decisione sul provvedimento di clemenza. Il magistrato di sorveglianza di Massa concede la proroga, in attesa di una decisione definitiva da parte del Tribunale genovese. Nel frattempo, nell’agosto del 2001, il ministro della giustizia Roberto Castelli decide di non trasmettere al Presidente della Repubblica la richiesta di grazia. L’avvocato Ezio Menzione presenta una perizia medica in cui si afferma che Bompressi sta meglio, ma che se tornasse in carcere ricadrebbe nella depressione e nell’anoressia. I giudici genovesi commissionano una perizia ai medici Marcello Canale, Francesco Indiveri e Giovan Battista Traverso, che non escludono il rischio di una ricaduta in caso di carcerazione. Le perizie vengono discusse il 22 gennaio 2002. Il 29 gennaio successivo il tribunale di sorveglianza respinge l’istanza di Bompressi per la sospensione della pena e il giorno dopo Bompressi viene arrestato. In carcere, le sue condizioni di salute sembrano peggiorare e il 21 febbraio 2002 la pena viene sospesa. Il 28 maggio 2002 la Procura generale di Milano trasmette al Tribunale di sorveglianza di Pisa un parere negativo sulla nuova domanda di grazia. Cinque mesi dopo, l’11 ottobre, Bompressi ottiene quattro mesi di detenzione domiciliare per le sue gravi condizioni di salute. Il 23 maggio 2003 il Tribunale di sorveglianza di Genova decide la detenzione domiciliare. (ANSA).