Italia

INFANZIA, IN ITALIA 30.000 BAMBINI IN ATTESA DI UNA FAMIGLIA

L’“adozione aperta”, un fondo per il sostegno all’adozione internazionale, l’affidamento familiare internazionale: sono alcuni dei nuovi strumenti pensati dalla Commissione bicamerale per l’infanzia e illustrati nell’indagine conoscitiva su adozioni e affidamenti presentata nell’ambito di una giornata di lavoro in corso oggi a Roma (Palazzo Montecitorio), alla vigilia della Giornata nazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Per l’occasione è stato anche assegnato il Premio Parlamentare per l’infanzia al Patriarca Latino di Gerusalemme mons. Michel Sabbah, per il suo impegno a favore dei bambini e degli adolescenti in Palestina.

Sono ancora 30.000 i bambini che in Italia sono in attesa di una famiglia, di cui circa 10.000 in affido familiare, 15-20.000 in case famiglia e 3.000 ancora in istituto. Una situazione che deve trovare presto una soluzione, visto che la legge prevede per il 31 dicembre 2006 la chiusura degli istituti. “La maggior parte dei bambini in istituto – si legge nell’indagine – è in stato di semiabbandono permanente, situazione per cui non è possibile né l’adozione, non essendoci gli estremi giuridici per lo stato di abbandono, né il rientro in famiglia”. Per loro la Commissione propone “l’adozione aperta”. Si tratta di una formula che concede l’affidamento preadottivo ad una famiglia pur facendo mantenere al bambino i rapporti con la famiglia di origine. I poteri genitoriali spetterebbero ai nuovi genitori, quindi dopo l’affido preadottivo si potrebbe procedere all’adozione aperta e, nel caso vengano interrotti i rapporti con la famiglia di origine per almeno sei mesi, si potrà chiedere l’adozione piena. Nel 2003 le dichiarazioni di adottabilità di minori sono state 1080, in aumento rispetto alle 929 dell’anno precedente. L’indagine della Commissione bicamerale per l’infanzia evidenzia anche la necessità di ridurre alcuni ostacoli alle adozioni internazionali, attualmente in continua crescita: 2.770 autorizzazioni concesse nel 2003, 1.611 nei soli primi sei mesi del 2004, provenienti da 54 Paesi, soprattutto da Ucraina (22,53%), Russia (11,83%), Colombia (9,14%), Bulgaria (8,68%), Bielorussia (8,18%), Brasile (6,90%); il 48,7% dei bambini ha tra 1 e 4 anni, mentre l’età media delle coppie si aggira intorno ai 40 anni.

Tra i suggerimenti della Commissione, quello di ridurre i costi, “oggi obiettivamente troppo elevati soprattutto per le coppie dei ceti meno abbienti” (tra i 7000-8000 euro, comprese spese di viaggio e soggiorno nel Paese di provenienza del minore). Si propone quindi di istituire i un Fondo per il sostegno all’adozione internazionale che offra un contributo del 50% oppure di alzare la percentuale di deducibilità dalla dichiarazione dei redditi. L’altra proposta – oltre a quella di ridurre i tempi di attesa (circa 2 anni) è di introdurre nel sistema giuridico “l’affidamento familiare internazionale” per minori non adottabili di età superiore ai 9-10 anni. Due le possibilità: un affido temporaneo a progetto (cure sanitarie, studio, formazione professionale) presso coppie o single oppure un affido che possa sfociare in un’adozione per le famiglie già dichiarate idonee.

Tra i relatori, Pasquale Andria, presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni, che ha giudicato positivamente la proposta dell’adozione aperta per “garantire un ambiente familiare più stabile e preservare i rapporti con la famiglia di origine”. Riguardo alle adozioni internazionali Andria non si è detto “contento dell’aumento delle cifre, che segnalano una terribile tragedia planetaria” e ha invitato a “non pensare l’adozione solo in funzione delle coppie ma in funzione del bambino”. Si è inoltre espresso contro i “soggiorni solidaristici per i minori stranieri” come quelli che ospitano i bambini di Chernobyl, “nati per il diritto alla salute dei bambini ma che poi fanno un uso distorto e adultistico di questo strumento”.Sir