Italia
IMMIGRAZIONE: LE PROPOSTE DI CARITAS, ACLI E MIGRANTES AL MINISTRO PISANU
Permesso di soggiorno valido 2 anni, con durata raddoppiata ad ogni rinnovo; ricongiungimenti familiari facilitati; carta di soggiorno dopo 5 anni di residenza; voto amministrativo e revisione della legge sulla cittadinanza. Queste le richieste della Caritas italiana, delle Acli e della Fondazione Migrante, in un documento di dieci pagine presentato oggi al ministro degli Interni Giuseppe Pisanu, con proposte e suggerimenti per la revisione del Testo unico sull’immigrazione. Proposte per “gestire meglio gli aspetti pratici e quotidiani dell’immigrazione sottolineano -, uscendo dalla logica dell’emergenza e della precarietà”, visto che, ad avviso delle tre organizzazioni “la burocrazia spinge gli immigrati alla clandestinità”.
Il documento affronta le questioni dell’ingresso in Italia, il soggiorno, il lavoro, la famiglia, l’alloggio e la cittadinanza. Tra le numerose proposte, quella di “estendere a 2 anni la validità del permesso di soggiorno per lavoro subordinato, al primo rilascio, e di raddoppiarne la durata nei rinnovi successivi, così da dare maggiore respiro agli immigrati e snellire al tempo stesso gli adempimenti delle Questure”.
Sulla questione delle colf/badanti si chiedono più sgravi fiscali per le famiglie che assumono, mentre si auspica una sanatoria per quei lavoratori immigrati autonomi esclusi dalla regolarizzazione del 2002. Sul problema dei ricongiungimenti familiari, colpiti attualmente si legge nel documento da “ingiustificate restrizioni e prassi burocratiche”, viene chiesto di “ritornare alla normativa precedente”.
Sul versante casa, il documento chiede “politiche abitative” e “realizzazione di alloggi per immigrati”. Per questo si chiede di destinare il 20% delle quote del Fondo Sociale di competenza del Ministero del Welfare alle politiche di integrazione degli immigrati. Ma, soprattutto, Acli, Caritas e Migrantes insistono nel chiedere la concessione del diritto di voto ai cittadini immigrati residenti e la revisione della Legge sulla Cittadinanza, sia per comprendere i bambini (già oltre 300mila) nati in Italia da genitori stranieri, sia per ridurre a 5 gli anni di residenza previsti per l’ottenimento della cittadinanza.