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PROTESTA RIFIUTI IN CAMPANIA: DON CORALUZZO (PARROCO), «ADESSO SI VIVE NELL’ATTESA»

A Montecorvino Rovella e nei paesi limitrofi, Montecorvino Pugliano e Bellizzi, c’è un clima di attesa. Il ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, durante l’incontro con rappresentanti dei manifestanti alla Prefettura di Napoli, il 28 giugno, aveva assicurato che la discarica di Parapoti resterà aperta solo per nove mesi e ci saranno controlli quotidiani da parte delle Asl per verificare l’impatto ambientale. “Per ora – spiega il parroco don Francesco Coralluzzo – i rappresentanti delle associazioni non hanno siglato nulla. In questi giorni si dovrebbe mettere giù un accordo scritto, ma sinceramente non so molto di questi particolari tecnici perché non faccio parte delle associazioni che hanno manifestato o degli organizzatori della protesta”. “La mia presenza alla stazione – chiarisce don Francesco – è stata come parroco ed ha avuto l’obiettivo di pacificare gli animi e mantenere un po’ l’ordine. Ci sono stati, infatti, molti momenti delicati, pieni di tensione. La presenza tra la gente di sacerdoti è servita a tranquillizzare le persone”.

A un certo punto, però, “data la gravità della situazione – aggiunge don Coraluzzo – noi come Chiesa siamo stati in prima linea: infatti, mentre prima svolgevamo un ruolo di sostegno per calmare gli animi senza entrare nel merito della questione, in un secondo momento, considerata anche la ragionevolezza della proposta, ci siamo impegnati per far allontanare le persone dai binari”. Per l’occupazione dei binari della stazione di Montecorvino Rovella contro la riapertura della discarica di Parapoti, sono state segnalate 81 persone all’autorità giudiziaria. “C’è un po’ di preoccupazione e d’incertezza tra i manifestanti – dichiara il parroco, don Francesco Coralluzzo – su cosa potrebbe significare una denuncia e su quali potrebbero essere le conseguenze, ma il clima è sereno”. Tra i segnalati ci sono anche sette persone con precedenti penali: uno di questi per appartenenza camorristica. C’è il timore da parte dei manifestanti di essere stati strumentalizzati? “Credo di no – risponde don Francesco -. Io non so se ci sia stato qualcuno infiltrato della camorra tra chi ha protestato perché, non avendo conoscenza diretta di persone affiliate alla malavita organizzata, non ho elementi tali da poter esprimere un giudizio”. “Credo, però – prosegue il sacerdote -, che la chiusura della discarica di Parapoti poteva significare un danno alla camorra più che un bene. Conosco le persone che hanno occupato i binari ed il motivo che le ha spinte alla protesta: l’opposizione alla riapertura della discarica perché questa zona ha già dato sul fronte dei rifiuti”. Adesso, al di là di ogni considerazione, si vive nell’attesa di un probabile decreto sulla discarica di Parapoti, di verificare il compimento dei controlli da parte delle Asl e l’individuazione di un altro sito di stoccaggio entro il 20 luglio. “Sono certo – afferma don Francesco – che le istituzioni onoreranno la parola data ed invito le persone a non smettere mai di avere fiducia nelle istituzioni. Credo, dunque, che nel futuro prossimo si vedrà qualcosa di positivo”. Nell’attesa quale sarà il ruolo della Chiesa? “Quello di continuare a stare vicino alle persone – dichiara don Coralluzzo – cercando sempre di placare gli animi, qualora ci fossero nuove insurrezioni”. È possibile una nuova protesta se non si rispettassero i patti? “Non con questa forma – osserva il parroco -, ma qualche manifestazione ci sarebbe. Per ora, dico a tutti di evitare polemiche inutili. Dobbiamo attendere perché il futuro nessuno lo conosce: possiamo solo sperare e il tempo ci darà ragione o torto”. Sir

Montecorvino, parla il parroco: «In mezzo alla gente per mediare»