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EUROPEE: DA ACLI APPELLO A NON VOTARE CANDIDATI BANDIERA

Le Acli rilanciano l’appello a non votare i cosiddetti candidati bandiera alle prossime elezioni europee, e insieme ad altre associazioni e movimenti hanno preparato una presa di posizione comune che sarà resa nota ufficialmente oggi. «Le notizie che arrivano sulle candidature di ministri, che sono una presa in giro dei cittadini e degli elettori – spiega il presidente delle Acli Luigi Bobba – ci hanno fatto avvertire l’esigenza di dare un segnale forte a tutti gli schieramenti, come già avevamo fatto a Torino in occasione del nostro congresso». Nonostante la legge preveda l’incompatibilità tra il mandato al Parlamento europeo e quello alla Camera e al Senato, infatti, secondo le Acli le norme lasciano ancora le porte aperte a furbizie e ambiguità: non prevedendo l’ineleggibilità, dicono, la legge permette ancora i cosiddetti candidati bandiera, cioè leader politici, parlamentari nazionali, governatori e sindaci lanciatì per raccogliere voti in virtù della loro notorietà, ma con nessuna intenzione di rispettare l’eventuale mandato europeo ricevuto dagli elettori. «I Paesi dell’est, spiega ancora Bobba, vivono l’ingresso come una grande occasione, e non si può offrire loro «lo spettacolo dell’immiserimento di un appuntamento elettorale, del ridursi a una pura conta di voti». «Non si può barare – continua – candidando soggetti che non potranno andare a Strasburgo». Serve quindi un segnale forte: «candidare solo quelle persone che si impegneranno ad essere partecipi e attivi nel nuovo Parlamento europeo e che metteranno al centro della loro campagna elettorale cosa dovrà essere l’Ue di domani, in che modo includere i Paesi nuovi e come ridefinire il fronte sud dell’Europa».

Un’inchiesta delle Acli, pubblicata sull’ultimo numero del mensile dell’associazione, denuncia come gli 87 europarlamentari italiani vantino una poco onorevole ultima posizione nella media percentuale di presenze a Bruxelles e Strasburgo (68,64% sul totale delle sedute plenarie: dati aggiornati al novembre 2003), a fronte dell’89,49% dei finlandesi, dell’89,34% dei belgi e dell’88,68% degli olandesi. (ANSA).