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NOBEL PER LA PACE: CARITAS, PUÒ ESSERE UN PONTE TRA DUE MONDI

“Ci rallegriamo per questa scelta, che può essere un ponte tra due mondi, uno dei punti di dialogo tra musulmani e cristiani, tra diritti umani e governi locali”. Questo il parere di Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas italiana alla notizia dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace all’iraniana Shirin Ebadi, “per il suo impegno nella difesa dei diritti umani – questa la motivazione – e a favore della democrazia”, in particolare “per i diritti delle donne e dei bambini”. “Un Nobel per la pace assegnato ad una donna musulmana da un comitato che ha sede in Norvegia, Paese luterano – osserva Beccegato – può essere un punto di contatto tra due mondi, significa che anche realtà con matrici culturali diverse possono dialogare. E ogni sforzo per conoscersi, capirsi e costruire insieme il futuro è positivo”. La Caritas ha intrapreso in Iran, dopo il terremoto, un progetto per una fabbrica di mattoni, “che vuole proprio essere il segno di una ricostruzione possibile e di una collaborazione fattiva con il governo locale”.

E sul fatto che il Premio Nobel non sia andato al Papa – smentendo le attese create “soprattutto dalla stampa” -, Beccegato commenta: “Il Papa, che è davvero un uomo di pace, sarà contento, perché con i venti di guerra che soffiano anche sull’Iran questa premiazione può essere un segno di pace”.

La Caritas italiana sta organizzando a questo proposito, per il 24 e 25 novembre prossimi a Roma, una tavola rotonda dal titolo “Dopo le guerre è il dialogo”, alla quale è stato invitato anche l’ambasciatore dell’Iran presso la Santa Sede. Anche Amnesty international si rallegra per “l’importante riconoscimento per i difensori dei diritti umani”. (Sir)