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CARITAS SU MORTI IN MARE: NECESSARI CANALI UMANITARI E ACCOGLIENZA E TUTELA DEI PROFUGHI

“La modalità con cui persone in fuga dal proprio Paese in cerca di libertà e di pace rischiano ogni giorno la vita, vittime talora di trafficanti di esseri umani, deve preoccupare la nostra coscienza e interpellare chiaramente le istituzioni”. Lo ha detto, facendo seguito alla nota di ieri di mons. Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce e presidente della Conferenza episcopale pugliese, don Giancarlo Perego, responsabile area nazionale di Caritas Italiana, commentando il drammatico bilancio dell’ultimo “viaggio della speranza”, conclusosi il 19 gennaio a 25 miglia a sud di Capo di Leuca: su 35 persone in viaggio dalla Turchia verso l’Italia attraverso la Grecia, solo 6 sono al momento i sopravvissuti (5 curdi e un greco), gli altri sono scomparsi nelle acque dello Ionio.

“Preoccupa – ha proseguito don Perego – la necessità di garantire sempre di più, anche attraverso ‘canali umanitari’, tra l’altro da una terra ormai europea, quale si prepara ad essere la Turchia, i viaggi di una popolazione – i curdi – che costituiscono una minoranza etnica; preoccupano le modalità attuative della nuova legge sull’immigrazione, che non deve peggiorare le condizioni di vita di coloro che sono accolti in Italia e favorire un percorso di tutela dei richiedenti asilo”.

Lo scenario in continua evoluzione delle possibili rotte marittime con lo spostamento dei viaggi verso località della Puglia, delle Marche, della Calabria, della Sicilia via mare e del Nord-est (Trentino, Veneto, Friuli) via terra, richiede per il sacerdote “un’attenzione sempre maggiore alle nostre frontiere, non solo in termini di sicurezza, ma anche in termini di accoglienza organizzata”. La Caritas Italiana, che ha creato da alcuni anni una rete di collegamento di 30 Caritas diocesane impegnate nell’accoglienza, nell’ascolto e nella tutela dei profughi, informa che “continuerà a lavorare perché “il diritto di migrazione” e il “diritto d’asilo trovino culturalmente, socialmente e istituzionalmente le risposte più adeguate a rispettare le persone e la convivenza civile”.