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CARCERE: VOLONTARIATO, CAPPELLANI E POLIZIA PENITENZIARIA AL PARLAMENTO, «CI SIA FINALMENTE UN GESTO DI CLEMENZA»

Indulto “vero e pieno” come “pre-condizione” per una serie di riforme nel mondo carcerario che mirino alla rieducazione e al reinserimento del detenuto nella società: alla vigilia dell’inizio del dibattito sul disegno di legge in materia (prevista per oggi 16 gennaio alla Commissione giustizia della Camera dei deputati) i cappellani, il volontariato carcerario e la polizia penitenziaria hanno rinnovato la richiesta di un “gesto di clemenza” (espressa quattro volte dal Papa durante il Giubileo e durante la visita in Parlamento il 14 novembre scorso), denunciando, in una conferenza stampa davanti all’istituto penitenziario di Regina Coeli a Roma, l’invivibile situazione delle carceri italiane.

Rappresentanti di sindacati e associazioni hanno messo in evidenza, oltre al noto problema del sovraffollamento (una popolazione carceraria di 57.000 persone, 15.000 in più degli effettivi posti letto), le carenze di organico (mancano 400 assistenti sociali, 800 educatori, 300 ragionieri e 431 amministrativi), di finanziamenti per la sanità penitenziaria, di arredi, di iniziative di recupero e reinserimento nel lavoro, oltre alle lentezze dell’apparato giudiziario che ricadono sul mondo del carcere.

“E’ un gesto di giustizia necessario – ha detto don Sandro Spriano, cappellano del carcere di Rebibbia – che sarebbe solo un primo provvedimento che dovrebbe farne partire altri, per garantire vivibilità nelle carceri, reinserimento in società e misure strutturali per garantire la dignità professionale di tutti gli operatori”.

In sintonia con la richiesta di un gesto di clemenza anche mons. Giorgio Caniato, ispettore generale dei cappellani degli istituti di prevenzione e della pena. Richiamandosi alle parole del Papa mons. Caniato ha precisato: “si può discutere di indulto o di indultino ma non bisogna dimenticare lo spirito dell’appello del Papa che chiedeva un gesto di clemenza per tutti i detenuti. Ad esempio esiste già nell’ordinamento penitenziario una figura giuridica che è la ‘liberazione anticipata’ che eviterebbe ogni discussione in Parlamento che consiste nel liberare con un certo anticipo, da definire, un anno, sei o tre mesi, i detenuti. Sarebbe un segno di clemenza rivolto a tutti i detenuti con una particolare attenzione alla persona e non al reato”.Sir

Il carcere aspetta un gesto di clemenza